Vita della
Confraternita
Cronaca del Grande Pellegrinaggio di Confraternita da
Perugia a
Santiago:
tappe da
Jaca
ad Estella:
31 maggio 2004
Jaca
Domattina di parte! Anche se non abbiamo ancora fatto un solo passo, ci
sentiamo però già in cammino. Veniamo (Antonio ed io) dall'incontro di
Confraternita a Perugia (ieri e l'altro ieri), durante il quale tutta la
confraternita ha potuto sentirsi partecipe di questo pellegrinaggio a
staffetta, grazie ai racconti di Vittorio, Bruno, Franco, Piergiorgio e
tanti altri. Sono passati quasi sei mesi da quando siamo partiti da Perugia,
ma il tempo ha fatto crescere interesse ed entusiasmo.
Ogni persona ha fatto del suo meglio ed, anche per questo, ha compiuto
bene il percorso, Ha raccolto consensi ed amicizie, ha "tenuto alto" il
nome della Confraternita.
Speriamo di essere all'altezza di chi ci ha preceduto!
Questo il gruppo che compirà, a Dio piacendo, il tratto Jaca - Estella:
Rossana Arosio
Massimo Gardini
Paolo Giulietti
Michele Mari
Antonio Pini
01 giugno 2004
Jaca - Arrés
Da Jaca siamo passati per Santa Cilia dotata di:
Fontana (per bere)
Panificio con forno a legna
Negozio di alimentari e bar
volendo c'è anche il rifugio.
Non ci siamo fermati a Puente la Reina de Jaca perché è un transito di
camion però al distributore di benzina ci sono le toilette e un mini market
e vicino un panificio.
4 km più avanti, ad Arrés si trova il rifugio con 10 letti a castello (20
posti) e le docce calde, l'hospitalero prepara la zuppa e la colazione.
La strada comunque merita!
Il sacerdote che ci portiamo appresso (Paolo) celebrerà la santa messa
nella chiesa di Arrés che è un paesino pressoché disabitato posto su
un'altura.
Per arrivarci meglio prendere il sentiero che sale nel bosco (2 km prima)
invece di percorrere la strada asfaltata come invece abbiamo fatto noi.
Colui che ha ristrutturato il rifugio di Arrés gli viene parente a
Michele perché si chiama José Mari.
Si cammina ai piedi dei Pirenei, della valle ampia che il fiume Aràgon si
è scavato eni secoli. A destra si intravedono le cime ancora innevate e un
altipiano che termina in un gradone che delimita il letto dell'Aragon.
Il cammino si snoda ai lati della carretera, un po' tortuoso, ma
piacevole, anche perchè tira per tutto il giorno un fresco vento da ovest,
che batte in faccia e fa garrire il nostro tricolore attaccato al bordone.
Avvistiamo anche diversi rapaci che si muovono agilmente nel vento.
Stasera l'hospital è quasi pieno e molto vario in quanto a presenze: uno
spagnolo (che conosce bene l'Italia e l'italiano), tre austriache, noi
cinque italiani, un francese e un irlandese. Probabilmente impareremo a
conoscerci bene, perché le tappe sono quasi "obbligate". Si
ricostruisce il
mondo cosmopolita del pellegrinaggio (o meglio "cattolico").
I tre ospitalieri sono francesi: Louis, uno di loro, conosce Paolo
Caucci, Marco Piccat e la nostra Confraternita.
02 giugno 2004
Arrés - Ruesta
IL Cammino di oggi è stato molto suggestivo, tutto su strade sterrate e
sentieri nel bosco. A bordo strada e nei campi sono abbondantissimi fiori di
ogni forma e colore: è una primavera in ritardo!
Le montagne sopra i 2000 sono ormai alle spalle, la vallata ora è
limitata da rilievi meno aspri e quasi sempre boscosi, anche se qua e là si
distinguono i calanchi dell'erosione.
La tappa di oggi è stata percorsa in un'unica soluzione: infatti abbiamo
scelto di non fermarci ad Artieda, Perché ci siamo arrivati presto e perché
si trova fuori cammino (800 km) ed in cima ad una collina così, stringendo
un po' i denti, siamo arrivati direttamente ad Arrés (Ruesta). Il quale
merita una descrizione duplice. Il primo aspetto riguarda il fatto che si
tratta di un paese abbandonato da quasi 50 anni, ci sono le rovine di un
castello, una chiesa, decine di case in pietra decine di case in pietra più
o meno malridotto; l'unica costruzione agibile è l'albergue de peregrinos,
in verità molto ampio e funzionale, con bar, ristorante ...
Il secondo aspetto riguarda gli hospitaleros: sono membri del CGT (Confederaciòn
General de Trabajadòres) un sindacato indipendente di matrice anarchica, cha
ha acquistato tutto il complesso ed intende poco a poco restaurarlo. Il
rifugio è ampiamente dotato di materiale informativo e di propaganda del CGT,
leggendone un po' emerge l'immagine di una formazione molto critica verso la
società capitalista attuale ed anche verso le formazioni tradizionali sia
politiche che sindacali, sia di destra che di sinistra. Qua e là non
mancano critiche alla religione e alla chiesa. Emergono un paio di
considerazioni: la prima, un po' perplessa: ma che hanno a che vedere con il
cammino de Santiago? Non percepiscono un certo disagio nel trattare con
persone che - chi più chi meno - si portano dietro una motivazione religiosa
e per di più cattolica? C'è anche una notevole differenza di stile
hospitalero, rispetto all'esperienza di ieri ad Arrés. Qui non si regala
nulla; neppure l'acqua, che è gratis se si scende alla fonte che si trova
più o meno ad un chilometro dall'albergue! Niente di scandaloso: è un
albergue privato, però si percepisce - nonostante la cortesia - una non
trascurabile distanza degli ideali del Camino (In marzo ha ospitato un
weekend nudista!). Dall'altra parte, sul Camino ci si è sempre incontrato di
tutto, e questo contribuisce a farne quella straordinaria esperienza di
confronto con se stessi che ne costituisce una delle maggiori attrattive.
Ruesta è un albergue che fa pensare, e questo non è mai male!
Infine una considerazione autocritica: magari gli albergues gestiti da
associazioni cattoliche avessero una tale attenzione a trasmettere le
proprie idee! (bisognerebbe pensare - a tal proposito - ad un foglio
informativo non solo in italiano e più sbilanciato sulla dimensione
religiosa e cattolica del pellegrinaggio). Va sottolineato, poiché
meritevole di interesse, il marchio della birra Ambar, la zaragozana. La
fabbrica avviata nel 1900, già nel 1902 conseguiva a Londra e a Madrid il
riconoscimento della medaglia d'oro e del Gran Diploma!
03 giugno 2004
Ruesta - Sanguesa
La tappa di oggi ci ha visti procedere divisi, a causa di un errore di
quelli che d'ora in poi chiameremo
"i vecchi" (Antonio e Paolo). "Laonde" per
cui il racconto procederà secondo due distinte versioni.
I VECCHI
Siamo partiti intorno alle 6.45, noi due e Rafael (lo spagnolo italiano
hablante); abbiamo subito preso un po' di vantaggio sui giovani, un po' più
lenti ad espletare le operazioni di partenza. Dopo un'ora e mezzo circa di
cammino assai bello, tra i boschi su una comoda strada bianca, si è
verificato l'errore, la strada si è biforcata senza che da un lato e
dall'altro, i segnali indicassero chiaramente il percorso. Quale via
scegliere? Antonio e Paolo si sono incamminati su quella più a nord, che
costeggiava il lago, convinti che si trattasse di quella giusta in virtù di
alcune impronte e di uno di quei mucchietti di sassi che spesso i pellegrini
lasciano lungo il Camino. Ben presto il percorso, peraltro assai bello e
comodo, si trasforma in un cantiere: si tratto dello sbancamento per una
nuova strada. Quando incontriamo gli operai, ci rendiamo conto di aver preso
una deviazione (anche se - a dir loro - non sono pochi i pellegrini che
passano di lì). Ci troviamo nel bel mezzo del cantiere della diga di Yesa,
con tanto di ruspe e camion movimento terra. Di lì si sale al pueblo di
Yesa, dove scopriamo che mancano ancora 12 km di strada asfaltata. Breve
sosta e poi via di gran carriera! In poco meno di un'ora siamo a Javier
(paese natale di san Francesco Saverio). In altre due ore siamo a Sanguesa,
dove incontriamo "i giovani" che ci hanno preceduto nel piccolo, ma ordinato
albergue. Comunque di chilometri non ne abbiamo fatti 22, ma almeno 28...
per di più, oggi il vento da ovest non è tanto una brezza, ma a tratti da
proprio fastidio (anche se porta un tempo veramente splendido).
Domani - tappa lunga - si va insieme!
I GIOVANI
Questo gruppo composto dai più lenti ma più grandi osservatori: Michele,
Massimo e Rossana, vedono a poche centinaia di metri da Ruesta l'"Ermita di
Santiago" e proseguono chiacchierando amabilmente. La strada si inoltra
dolcemente verso le fresche e boscose alture quando appare CON EVIDENZA,
sulla nostra sinistra un cartello/freccia che ci indica di prendere a
sinistra. Inutili sono state le urla di richiamo ai vecchi che ci
precedevano "a vista"!
Superate le colline che circondano l'embalse de Yesa (spettacolo
fantastico) camminiamo tra le verdi plaghe fino alla vista di Undues de
Lerda, grazioso e ristrutturato paesino che si raggiunge percorrendo un
tratto di strada romana. Ad Undues c'è una fontanella nei pressi della
chiesa.
Siamo scesi dalla collina dove sorge il paese e abbiamo ripreso la strada
bianca che si snoda dapprima tra campi di grano ancora verdi, poi campi
arati e dove il vento soffia forte non solo sui mulini per la produzione di
energia elettrica.
Arriviamo a Sanguesa e con grande generosità facciamo la spesa
immaginandoci che "i vecchi" si fossero ben guardati dal farla, credendoli
già arrivati. CLAMOROSO!! E' con grande stupore che ci rendiamo conto che
siamo al rifugio prima di loro. Ma riconfermiamo la nostra superiorità
occupando, meschinamente, i letti anche per loro!!!
Morale: OLTRE ALLA BOCCA PER CIARLARE CI VORREBBERO ANCHE GLI OCCHI PER
GUARDARE!!!
04 giugno 2004
Sanguesa - Monreal
La tappa di oggi si è svolta lungo un percorso dal volto duplice, la
prima parte, fino a Izco, è caratterizzata da un paesaggio di montagna. Da
sanguesa, dribblata la puzzolente cartiera (non senza essere afflitti per
qualche minuto dal tremendo odore di wurstel andati a male) ci si inerpica
per sentieri sempre più stretti, fino a ritrovarsi a camminare al centro di
un altopiano, fiancheggiato da costoni spogli di alberi e popolati di mulini
per l'energia elettrica (ne avremo incontrati più di cento!). Anche il
sentiero dopo l'alto de Loiti è tipicamente appenninico. Subito prima di
Izco lo scenario cambia decisamente: ci si muove su larghe strade sterrate
fiancheggiate da campi di frumento, avena, orzo ... tutto è verde!
Ci muoviamo in mezzo ad una campagna che ricorda molto certe zone
dell'Umbria e delle Marche. Le due parti del cammino si diversificano anche
per la forza del vento: impetuoso all'inizio, assai ridotto all'arrivo. E'
stata una presenza costante in questi giorni; ora che dopo Monreal il
cammino abbandona le valli dei Pirenei per entrare nella parte più collinare
e spaziosa della Navarra, il vento potrebbe forse cessare. Questi giorni ci
ha dato un po' di fastidio, ma ci ha anche tenuti sempre al fresco, staremo
a vedere.
Lun go il cammino si incontrano dei paesi: Izco e Salinas, ambedue sono
deserti (o quasi)m ma con due magnifiche chiese gotiche, ad Izco dedicata a
san Pietro, purtroppo non visitabili, perché chiuse. Anche le case sono
notevoli, con grossi conci di pietra a marcare porte e finestre, sullo
sfondo di candidi intonaci o di cortine di pietre più piccole, ben lavorate
e lisce.
Ieri si era detto di andare insieme, ma un piccolo anticipo di Antonio e
Paolo ha ancora diviso il gruppo. Infatti, essendo giunti ad Izco verso le
11.00 e non avendo trovato nulla da mangiare, hanno tirato dritto fino a
Monreal. Michele, Rosanna e Massimo, invece, sono giunti mentre si apriva
l'unico locale del paese e ne hanno approfittato per fare una lunga sosta,
risultata ancora due "squadre", ciascuna delle quali ha viaggiato con un
ritmo diverso. Nessun problema, poi ci si è trovati a condividere il
pomeriggio a Monreal.
Domani si va sul Camino Francés, anche se qui all'albergue tra pellegrini
si discute se sia il caso di fermarsi al prevedibilmente affollato rifegio
di Puente la Reina, oppure fermarsi al nuovo albergue di Obanos (che però è
già sul cammino francés). Questi giorni ci siamo trovati in pochi, quasi
sempre gli stessi, senza mai, o quasi, problemi di posto, da domani le cose
potrebbero cambiare anche qui, staremo a vedere...
(Sono basita dall'estro culinario del Paolo: ensalada francesa degna di
chef!).
05 giugno 2004
Monreal - Puente la Reina
La tappa di oggi è stata più dura di tutto il percorso. Nella prima
parte, fino a Tiebas, circa 14 km, è infatti un susseguirsi di salite e
discese piuttosto ripide e su sentieri stretti. Un vero stress per muscoli,
articolazioni e fiato, oltre che un fastidio psicologico. Per di più la
presenza del cantiere della nuova autostrada ha obbligato il tragitto ad
allungarsi: rispetto alla guida di Rossana da 26 a 32 km! Comunque, dopo un
a buona sosta a Tiebas, la mattinata se ne va per raggiungere Eneriz, dove
ci fermiamo fino alle 15.00. Nel pomeriggio, sotto un sole cocente e iin un
clima stranamente torrido (almeno rispetto ai giorni precedenti) giungiamo
dapprima ad Eunate e poi , dribblando Obanos, a Puente la Reina. Qu8i ci si
accorge che davvero "tutti in cammini si uniscono": l'albergue dei PP.
Repaqradores (74 posti) è pieno, ed in giro per il paese si vedono un sacco
di pellegrini, riconoscibili dall'andatura caratteristica e dal colorito più
o meno arrossato.
La giornata si conclude con una cena al "bar de la Plaza" con un
ottimo menù del peregrino a 10€, cena rallegrata dalla simpatia di Raphael e di
Kepa, un basco che ha molto da raccontare in materia di gastronomia, di
sport popolari e di pais Basco).
Domani tappa anomala, dedicata in parte al Camino e in parte all'autobus.
Domani lasceremo ad Estella, per Aldo Angeletti, una quantità di roba:
bastone, stendardo della confraternita, stendardo del beato Amato Ronconi,
questo diario e altri ammennicoli ... forza Aldo!
06 giugno 2004
Puente la Reina - Estella
Ultima tappa: faticosa e... frettolosa. Non si annota nulla, se non le
firme del gruppo.
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