Confraternita
di
San Jacopo di Compostella

 

Vita della Confraternita
Cronaca del Grande Pellegrinaggio di Confraternita da
Perugia a Santiago:

tappe dall''Hospital de San Nicolas a Santiago:

7 Luglio 2004
SAN NICOLAS --- CARRION DE LOS CONDES


Eccomi di nuovo “ In itinere ”. Dopo aver ricevuto gli stendardi e il libro della Confraternita, parto molto presto da San Nicolás. Non è la prima volta, ma oggi lo faccio in nome della e per conto della Confraternita. Fa freddo e c’è un vento forte e gelido, ma l’emozione riscalda il cuore e le gambe. Passo per Itero de la Vega, Frómista, Población, costeggio il fiume anziché proseguire per la carretera, troppo monotona. Pranzo a Villalcázar de Sirga e non posso fare a meno di ricordare l’indimenticabile  Pablo “ el  Mesonero”. Lo conosco fin dal mio primo passaggio lungo il cammino con i miei genitori. Mio padre lo conosce dal 1969 quando era l’unico sul cammino a dare ai rari pellegrini una  sopa de ajo e un bicchiere di vino. Quando restaurammo San Nicolás, entrò nella Confraternita e non mancava mai alla nostra romería del 20 luglio. Ora è solo un ricordo di un cammino che non esiste se non nei nostri cuori.  Ci sono moltissimi pellegrini e tutti siamo accomunati dall’intento di raggiungere Santiago ed entrare dalla Porta Santa  il 23 o 24 di Luglio.
Dormo a Carrión de Los Condes, quando arrivo il rifugio è quasi pieno. Usanza strana ma utile: la scarpe vengono lasciate in una apposita stanza, infatti nelle camerate si respira…..
Ceno con degli italiani ed alle 10,30 sono a letto, dopo 33 km del cammino di oggi.


8 Luglio 2004
CARRION DE LOS CONDES --- TERRADILLOS DE LOS TEMPLARIOS km. 27
Si potrebbero aprire eterni dibattiti sulla Castilla. Indubbiamente è una terra bellissima, ma ( il parere è del tutto personale) piuttosto monotona per il pellegrino. Oggi, per esempio, abbiamo fatto 17,5 km. su un tratto dritto e acciottolato senza incontrare un pueblo. Siamo partiti presto, alle 6,30, e fino alle 12,30 un vento gelido ed un clima rigido hanno reso questa tappa molto dura. Dopo Ledigos si è aperto il cielo e la temperatura si è leggermente alzata.
Alle 14,00, dopo aver camminato a tratti con Pippo di Napoli, Ettore di Pescara e Raul di Tarragona, sono arrivato a Terradillos. C’è solo il rifugio, piccolo ma accogliente. Templari ? solo il nome….


9 Luglio 2004
TERRADILLOS DE LOS TEMPLARIOS --- EL BURGO RANEROS km. 30.3



“ El sol ha vencido a la luna que se aleja  impotente del campo..., ha nacido la mañana “.

Questa ” poesia di strada “ apre la giornata dove una splendida luna piena, lascia il cielo al sole. Ci alziamo alle 6 e alle 10 sono a Sahagún  con chocolate y churros. Oggi il sole ( che secondo uno spagnolo si chiama “Lorenzo” ) inizia a picchiare forte. Ci fermiamo a Bercianos per pranzo, tortilla y cerveza. Il tempo di lavare i panni e via di nuovo verso El Burgo Ranero. Cammino di campi di grano, diritto ma gradevole rispetto a ieri. Rifugio comodo e ben organizzato. Buonanotte Castilla, domani sarà dura. Mi aspetta León.


10 Luglio 2004
EL BURGO RANERO --- LEON km. 37,8

Come è ormai abitudine, alle 6 siamo gia in cammino. L’aria fresca, il paesaggio disabitato, quasi desolato, ci permette di  “divorare “ i primi 14 km. Una sosta veloce e via per Mansilla. Il rifugio è gestito da un tedesco di nome Wolf, che ha fatto il camino 8 volte e ora ha allestito un piccolo ma grazioso albergue. La sua fama è diventata tale anche per una sua imprecisata funzione di “ curandero” con imposizione delle mani. Se ne incontrano sempre di più… E’ presto e ripartiamo con l’aiuto delle nuvole. L’arrivo a León è caratterizzato dall’attraversamento della periferia dove è facile perdersi. L’albergue de las Benedectinas è un casermone dove siamo alloggiati in 160. Ho il sentore che questa situazione si ripresenterà man mano che Santiago si avvicina. Messa in Cattedrale e cena frugale…


11 Luglio 2004
LEON --- VILLADANGOS DEL PARAMO km. 20,8

Oggi tappa intermedia, dato che non sono mai sceso sotto la soglia dei 30 km. giornalieri. La tappa non riserva niente di speciale, anche perché si consuma tra l’uscire da León e seguire il camino che costeggia la  carretera nacional, la famoso n.120. Ormai ogni rifugio è “ standard “: sello, donativo, macchine per bibite, caffè e merende. Molti i gruppi che iniziano il cammino in questi giorni, mentre anteriormente erano sempre le stesse persone a muoversi. Singolare e preoccupante il fatto che l’albergue fosse già pieno alle 12,00. Ma sono contento perché domani vedrò Federica, la mia fidanzata, che mi raggiunge ad Astorga, per continuare insieme il cammino.  Il pueblo è anonimo, ma beneficio dell’inaugurazione di una Casa della Cultura.


12 Luglio 2004
VILLADANGOS --- ASTORGA km. 30

Ormai mi sono adeguato anch’io ai “ nuovi “ orari del Camino, anche perché gli altri ti svegliano implacabilmente, ed alle 5,30 sono già in marcia. Fino a Hospital de Orbigo il percorso segue parallelo alla nacional 120, ma finalmente il bellissimo ponte rompe la monotonia del paesaggio. Lo stendardo della Confraternita, fa bella mostra di se sulla “calzada” che mi accompagna fino alla fine del pueblo. Decido di deviare prendendo il camino interno per San Justo e mai decisione si rivelata più inesatta: terreno pieno di sassi con continui saliscendi. Dopo 7 km. un’enorme croce bianca indica la via per Astorga, che si intravede in lontananza con la sua bella cattedrale. Oggi è il primo giorno di caldo “ vero “. Le nubi non mi accompagnano più e alle 13,00 è già ora di fermarsi. Opto per l’Albergue Municipal, dove trovo un amico di babbo (il nostro rettore) e mi ricongiungo con gli “italiani” dopo 2 tappe trascorse da solo. Con me , da poche ore, c’è Federica, emozionata e contenta di essere sul Camino.


13 Luglio 2004
ASTORGA --- RABANAL DEL CAMINO km. 24

Questa tappa segna il definitivo passaggio dalla Castilla al Bierzo. Anche se la toponomastica dice il contrario, è chiara l’influenza allega nella costruzione delle case, nel cibo e nell’accento. Il tragitto è un lieve, ma a tratti brusco, ascendere verso i monti, cadenzato da molti pueblos, tutti con una piccola chiesetta e tutti con una fonte di acqua, finalmente fresca e potabile. Mentre in Castiglia le distanze tra pellegriniin marcia erano nette e non ritrovavi le persone (che avevi lasciato al mattino) fino al rifugio, qui è un continuo salutarsi con chi si ferma per mangiare, per riposarsi, per ammirare il paesaggio, per pregare nei luoghi che aiutano a momenti di riflessione. A Rabanal “ per miracolo “ troviamo gli ultimi due posti all’Albergue “ El Pilar”. Federica ha retto bene, io ho dei problemi a un piede. Mi si sta gonfiando e non ne capisco il motivo.


14 Luglio 2004 RABANAL --- PONFERRADA km. 32


Inutile ormai ribadire che la sveglia avviene in piena notte: una sorta di “ psicosi da rifugio “ coglie il pellegrino 2004 e stamattina alle 4,00 (sic) un rumoroso gruppo di Cadice, muove e smuove l’impossibile. Noi ci alziamo con relativa calma e ci godiamo le prime luci dell’alba nel rifugio divenuto  meravigliosamente silenzioso. Sarò banale nel dire che il Camino è cambiato e che, soprattutto, cambia radicalmente año tras año. Mi riferisco  per esempio a Foncebadón, fino a pochi anni fa un cumulo di case in rovina “ vigilato “ da cani feroci, tanto che si consigliava di allungare il tragitto. Ora c’è un albergue e due bar! La Cruz de Ferro ha più un significato “mediatico” che altro. La tradizione di una pietra portata da casa, viene ottemperata dai pellegrini con gesti studiati. La discesa a Ponferrada è molto dura, dalla base militare si vede un fiume di persone che salgono e scendono. Non mi sento bene, ho una strana allergia ai piedi, sempre più gonfi.


15 Luglio 2004 PONFERRADA --- VILLAFRANCA DEL BIERZO

Optiamo per un grazioso hotel nel centro della città, visitiamo il castello che mi pare troppo restaurato. La tappa di oggi è di pochi km., quindi ci permettiamo il lusso di non fare la solita levataccia. L’uscita dalla città è come al solito un dedalo di strade e semafori, incontriamo  due Guardias Civiles a cavallo  che fanno il cammino. Questo fino a Cacabelos è parallelo alla Nacional mentre poi cambia per addentrarsi nelle vigne del Bierzo. Arriviamo a Villafranca dopo una sosta alla Chiesa di Santiago e davanti alla “Puerta del Perdon”, andiamo da Jato, personaggio bizzarro quanto il suo rifugio, un agglomerato di stanze e scale in eterna costruzione. Jato è un altro dei personaggi storici e primitivi del cammino. Lo conosco da sempre è venuto anche a trovarci a Perugia.


16 Luglio 2004
VILLAFRANCA DEL BIERZO --- VEGA DE VALCARCE


Dopo una buona cena offertaci da Jato e dopo aver fatto conoscenza con due pellegrine di Perugia, partiamo di buon mattino.Carlo Nesti , che da ieri si è aggiunto a me e Federica, pare entusiasta fin dai primi metri. Il cammino, tranne un breve tratto, costeggia la “ nacional”, ma , grazie a Dio, per un “ andadero” con tanto di guard-rail, che separa e protegge i pellegrini dalle auto. Le piccole “aldeas” che incontriamo sono state quasi tutte ristrutturate e ognuna di queste offre un albergue ed un bar, dove puntualmente ci fermiamo per una breve sosta e per controllare la situazione del mio piede che pare non migliorare. Provo a camminare con dei sandali perché è talmente gonfio che non mi entra più nella scarpa. Anche l’altro è gonfio.  La tappa è breve in virtù del fatto che ,anche per questo, preferiamo affrontare l’ascesa al Cebreiro domani. Arriviamo presto  a Vega, ovviamente il primo rifugio è pieno in virtù del fatto che un nutrito gruppo di Scout ha iniziato il Cammino proprio oggi. Optiamo per una pensione gestita da una simpatica signora che ci manda dal nipote macellaio a comprare della carne e poi ce la cucina con l’immancabile contorno di patate. Nel tardo pomeriggio ci raggiungono Gianluca di Genova, Vittorio1° di Verbania e Vittorio 2° di Tovo  S.Giacomo . La cena non è da annoverare sulla guida Michelin e ci accompagna un tedesco con barba e baffi alla Francesco Giuseppe che, visibilmente ebbro, ci racconta il suo cammino iniziato in Germania tre mesi fa. Ci ritiriamo presto, ma il mio piede non promette nulla di buono.


17 Luglio 2004
VEGA DE VALCARCE --- EL CEBREIRO

L’appuntamento è alle 7,30 al “ Rifugio del Cazador” e lì ci troviamo tutti. Per  un paio di euro  usufruisco del servizio “mochillas” che mi porta lo zaino fino al Cebreiro, sperando che il piede migliori senza il peso dello zaino.  Ma vedo che non sono il solo… Il passo, tuttavia, è deciso, il clima fresco, c’è voglia di affrontare e superare una delle tappe storicamente più dure ma anche affascinanti di tutto il Cammino. Per pochi km. procediamo tutti insieme, poi la salita scandisce tempi e ritmi dei Confratelli. Prima sosta e primo caffè a “La Faba”, il percorso si addentra nei boschi e con le sue enormi querce ed eucalipti. D’improvviso la boscaglia si apre per affacciarsi sui monti che preludono alla Galizia; l’arrivo al cippo di pietra che saluta l’ingresso inq quella che veniva chiamata Jakobsland  viene accolto da grida festanti. Arriviamo al Cebreiro già stracolmo di pellegrini e turisti della domenica. Seguiamo la Messa nella suggestiva chiesetta, poi, dopo una lauta cena da Pilar e una nebbia che rende ancor più mistica l’atmosfera, andiamo a dormire. Domani sarà una giornata di nuovi incontri, dato che ci raggiungeranno Enzo e Bruno con la sua “comitiva”.  Passo a salutare Don Elias Valiña, sepolto nella chiesa del Santo Grial. Don Elías è un altro dei personaggi storici del cammino. Parroco del Cebreiro è stato l’inventore della famosa freccia gialla. La cominciò ad usare per non far perdere i pellegrini da queste parti. Purtroppo non so se potrò  continuare; l’infezione cutanea mi ha preso le ginocchia e le mani. Non so di che si tratti. E’ un argomento di discussione: c’è chi parla di allergia, chi di intossicazione, chi delle malattie più strane. Da un paio di giorni prendo antibiotici, ma senza risultato. Il piede è tumefatto e non riesco più ad infilare la scarpa. In più il gonfiore si è esteso alle gambe  e perfino alle mani. Saprò poi che si è trattato di una violentissima reazione allergica ad una pomata antidolorifica che avevo usato.
Devo rinunciare ad  arrivare insieme agli altri a Santiago. Dopo tanti anni e tanti pellegrinaggi scopro il profondo dolore, l’amarezza, la rabbia della rinuncia.  ULTREYA  cari confratelli ci vedremo a Santiago : vi consegno, lo stendardo, il bordone, il  diario e i miei trecento  chilometri da san Nicolás al Cebreiro. ULTREYA !!!


18 Luglio 2004 EL CEBREIRO --- TRIACASTELA

Jacopo ci ha lasciato. L’infezione/allergia al piede non gli ha dato scampo ed è costretto  a lasciare lo stendardo e il diario nelle mie mani. So di non esserne degno… ma che ci possiamo fare? Farò del mio meglio. Come pellegrino l’ho sempre fatto! E poi si tratta solo di un giorno; questa sera arriverà Bruno…e tutto tornerà alla normalità. Partiamo dal Cebreiro intorno alle 8 quando oramai il rifugio è pressoché deserto. Io – che sono Gianluca Bacigalupo – Vittorio Sciutto, Vittorio Arancio e Carlo Nesti. Non abbiamo lo stesso passo; e si vede subito. Ognuno prende il proprio ritmo e la tappa si snoda bellissima, lungo il sentiero che alterna boschi impenetrabili a panorami di inenarrabile bellezza. La Galizia mi sorprende: non me la ricordavo così bella! Lo stendardo ora svetta sull’Alto de San Roque ai piedi della Statua del Pellegrino. Facciamo colazione sull’ “Alto do Poio”. Non c’è niente di più gradevole della vista di un bar con tavolini all’aperto dopo questa massacrante salita. Ricevo una telefonata da Jacopo che mi avvisa di essere a Santiago in ospedale. Dice che ci raggiungerà al Monte del Gozo. Porgo gli auguri di tutti i confratelli presenti. La discesa verso Triacastela è lunga e difficoltosa, almeno nella prima parte. Da lontano si intravede una cava che squarcia il monte. Mi domando se sia la stessa dalla quale i pellegrini medievali raccoglievano un masso per la costruzione della Cattedrale. In paese non c’è posto dove dormire, ma anche oggi San Giacomo ci da una mano: la casa di Olga riesce a sistemarci per la notte.



Poi l’arrivo dei nuovi confratelli, Bruno, Renzo e Vilma, ci ridona il buonumore. All’appello manca solo Enzo Polillo che arriverà più tardi. Alle 20,00 andiamo a Messa. Una celebrazione un po’ “ Sui Generis”, ma di un impatto emotivo straordinario. Don Augusto Lozada Lopez è un vero amico dei pellegrini e del Camino, e si vede. L’affluenza è notevole e la partecipazione commovente. Come da dovere lascio lo stendardo nelle mani di Bruno Bosia, in quanto Confratello Anziano; il diario, invece, da sue disposizioni, resta al sottoscritto.


19 Luglio 2004
TRIACASTELA --- BARDADELO

L’appuntamento è alle 7 davanti alla pensione. Un breve conciliabolo e decidiamo di optare per il sentiero verso San Xil. Tutti abbiamo visitatoli Monastero di Samos nei nostri pellegrinaggi precedenti. Lo stendardo, nelle mani di Bruno, resta in testa, ma il gruppo non riesce a compattarsi. Si cammina distanziati ed ogni tanto ci si aspetta. Intorno a noi, boschi bellissimi e la foschia creano una sensazione di pace e serenità. Arriviamo a Sarria giusto per l’ora di pranzo, che consumiamo in un bar davanti al rifugio già da tempo stipato. Faccio persino fatica a farmi timbrare le credenziali. Gli ultimi quattro km. sono di una bellezza incantevole, fra salite, discese, distese di mais e campi di patate, ponti antichi e ferrovie da attraversare. Con molta fortuna troviamo posto alla “ Casa di Carmen”, un grazioso ed accogliente agriturismo a due passi dal rifugio di Barbadelo. C’è troppa gente e di  veri pellegrini neppure l’ombra. Troviamo sempre difficoltà  nel conquistare un letto, e domani….. gli ultimi 100 km.!!!!


20 Luglio 2004 BARBADELO --- HOSPITAL DE LA CRUZ

Un ricco “Desayuno” , un po’ di ritardo da parte di qualcuno impegnato ad espletare i compiti mattutini e si parte per l’ennesima tappa di questo pellegrinaggio di Confraternita. Subito sull’asfalto di una stradina di campagna poi sul sentiero immerso nei boschi. Sarebbe un paesaggio stupendo, degno dei racconti Tolkieniani sugli “Hobbit”, se non fosse per questa massa di gente ( non pellegrini…. Qui è difficile trovarne, SIC !! ) che va ben al di là delle previsioni. Sicché la “carovana umana” si sposta compatta verso Portomarin. Vi arriviamo intorno alle 13 dopo un rosario di comunità troppo affollato. C’è un bel parco e così decidiamo di fermarci a mangiare CHORIZO y QUESO acquistato in un supermercato lì vicino. Ripartiamo dopo la pausa verso Hospital de la Cruz, dove questa mattina sono riuscito a trovare una pensione che ci ospitasse. Ormai non tentiamo neppure più di chiedere ospitalità ai rifugi, la risposta  è una ed è sempre unidirezionale: TODO LLENO !! Si sa, la stanchezza annebbia le idee e , tra i pellegrini che quotidianamente si incontrano, può capitare  anche di incontrare chi vive di espedienti. Capita così che il nostro buon Vittorio Sciutto viene truffato da uno pseudo sacerdote colombiano che, dice lui, ha sotto la sua ala protettiva quattro ragazzi, due spagnoli e due italiani, che percorrono il Camino esclusivamente aiutati dalla Provvidenza. Tralascio i particolari. Di sicuro non sono né Vittorio, né la nostra buona fede oggi ad essere più poveri…… Forse a causa di questa “ fregatura” o appunto perché la stanchezza annebbia le idee c’ è  nervosismo in giro. Per chiudere bene la serata, una scazzottata fra avventori del locale con intervento della Guardia Civil. In questo contesto riusciamo, Enzo ed io, a trovare una sistemazione per la prossima notte.


21 Luglio 2004
HOSPITAL DE LA CRUZ --- MELIDE


Si parte alle 7,30. Mattinata piacevole, l’ideale per camminare: brezza leggera e cielo coperto. La nebbia si alza quando è in vista il famoso e bellissimo CRUCEIRO  de LAMEIROS,



dove non mancano le foto di rito. Dopo il Rosario di comunità, però, il gruppo si sgrana: Vilma ha forti dolori alle caviglie e non riesce a camminare! I più giovani del gruppo letteralmente la trascinano. A Palas del Rey ci ricombattiamo, ma dura poco, il tempo di un panino con jamon! Gli ultimi , durissimi km., li percorro assieme a Enzo e Renzo ed è una piacevolissima scoperta: il desiderio di raccontarsi, il bisogno di conoscersi suscita un profondo sentimento di appartenenza e condivisione. Ho trovato persone fantastiche, diverse fondamentalmente, ma ognuna con il proprio obiettivo da raggiungere: la Vita Eterna !!     Sto male al pensiero di dover  abbandonarli! Arriviamo alla pensione, stanchissimi ma soddisfatti, con due ore di ritardo rispetto agli altri, dopo aver visitato la chiesa di Furelos ed il Cristo in Croce che porge la Mano all’umanità. Veramente bellissimo e emozionante. La sera ceniamo tutti da Ezechiél (e come poterlo perdere), Pulpo, Ribeiro y Pimientos de Padron: una delizia!! Il dopocena è una risata continua, certo il Ribeiro fa il suo effetto, ma Enzo e Vittorio Arancio danno del proprio meglio.


22 Luglio 2004
MELIDE --- SALCEDA

Salceda, quattro km. da Santa Irene; un bar albergo e nient’altro. Non credo che qualcuno se lo ricordi! Partiamo da Melide attraversando la campagna Galiziana. Oggi , il rosario di comunità, ha come intenzione lo zio di Enzo, gravemente malato e uno zio di Renzo, recentemente scomparso. Partecipiamo tutti con commozione. Si attraversano boschi di eucalipti bellissimi. Il profumo è inconfondibile. Visitiamo la chiesa di Boente dedicata  a Santiago con Retablo Mayor su cui spiccano statue di San Giacomo pellegrino e Matamoros. Pranziamo al primo bar che si incontra entrando in Arzua. C’è il mercato e davanti al rifugio comunale una miriade di pellegrini attende l’apertura. Noi proseguiamo per la nostra strada. Stessa scena vissuta a Ribadiso de Baixo. Il resto del Cammino sono solo paesini senza nome  e con odore di stallatico. Arriviamo all’albergo intorno alle 17. Si è camminato lentamente cercando di rimanere il più uniti possibile, ma le condizioni fisiche di qualcuno lo hanno pressoché impedito. Comunque la tappa è stata gradevole. Qui non c’è molto da fare. Consumiamo la cena e poi tutti a nanna per l’ultima “vera” tappa di questo pellegrinaggio 2004.


23 LUGLIO 2004
SALCEDA --- MONTE DEL GOZO

Partiamo tardissimo. Almeno l’ultima tappa ce la prendiamo con comodo, tanto sappiamo  che al Monte del Gozo dormiremo al “suelo”, ma non ci importa; è la notte della festa, per lo meno lo speriamo! Progettiamo quindi una notte insonne di allegria e festeggiamenti. Qualcuno però storce il naso. Già i primi km. sono l’antipasto di ciò che vorremmo che fosse: Enzo, cabarettista nato, riesce a farci morire dal ridere commentando ciò che ha letto nella guida del Camino di Santiago che stiamo usando: gli”auguri” della redazione: decisamente stravaganti! L’allegria e il buonumore sono palpabili, anche se c’è in noi un velo di malinconia per un’avventura che sta per terminare. E’ il Cammino ed ognuno di noi lo sa. Alla vista di Santa Irene inorridiamo: già alle 10,30 c’è la coda in attesa dell’apertura!! Non so immaginare ciò che accadrà al Monte del Gozo.  Comunque la tappa procede piacevolmente, serpeggiando curva dopo curva. Ci fermiamo a mangiare, a riposare, facciamo quattro chiacchiere preparandoci alla vista delle guglie della Cattedrale ormai sempre più vicina. A San Marcos, però, tre dei nostri  decidono di proseguire fino a Santiago per tentare di trovare un letto invece di dover dormire all’aperto. Non possiamo far altro che accettare, anche se a malincuore. Ma, incredibilmente, al Monte del Gozo riusciamo a trovare da dormire. Per un pelo, ma ci riusciamo! Verso sera riceviamo la visita gradita del Rettore e di Jacopo, che ci racconta le vicissitudini dell’ultima settimana: fra ospedali, visite specialistiche e antibiotici, non si è riusciti a trovare una soluzione per la sua gamba. Ci mettiamo d’accordo per l’indomani, per l’entrata a Santiago. La sera ceniamo in un locale lì vicino e abbiamo il piacere di trascorrere la serata in compagnia di alcuni ragazzi spagnoli, simpaticissimi, che avevamo già incontrato lungo il Cammino. Con loro le risate sono assicurate! Ora è tardi, il comprensorio del Monte del Gozo è immerso nel silenzio. Tutto è in attesa di esplodere alle prime luci dell’alba. Provo a guardare all’orizzonte, le Luci della Cattedrale si confondono nella foschia. Nel pomeriggio sì che le abbiamo viste ed abbiamo gioito: erano bellissime!.   Torno dentro. Cerco di prendere sonno, ma oggi è difficile: squilla un telefonino all’improvviso: panico!. E’ quello di Bruno che lo ha dimenticato acceso, ma chi può chiamare all’una di notte? Scoppiano le risate, anche perché Renzo continua a russare in maniera indegna e non si accorge di nulla. Poi torna il silenzio. Ma questa notte si fa festa : Ognuno dentro di sé.


24 Luglio 2004
SANTIAGO!!

Mi sveglio che Dio non ha ancora acceso la luce. Sono l’ultimo a balzare in piedi, un po’ stranito. Oggi è il gran giorno: AVANTI, IN CAMMINO !!    In breve ci prepariamo e, quando ancora le luci dell’alba stentano all’orizzonte, lo stendardo precede tutti noi giù per la discesa che abbandona questo luogo irrimediabilmente distrutto dagli interessi economici. Di una cosa sono certo: non potrò dimenticare l’orda dei pellegrini che ci sta seguendo e che ci tallona. Per questo aumentiamo l’andatura, forse anche troppo. Non una foto all’ingresso della città; non ciò che avevo tenuto in serbo per questa occasione: la recita del “Te Deum”sarebbe stato il giusto compimento a questo pellegrinaggio, ma purtroppo non è stato possibile…. E un po’ me ne dispaccio. L’appuntamento con Paolo e Jacopo è fissato alla “ Puerta Del Camino”. Non bisogna tardare. Vi arriviamo puntuali, ma solo dopo aver attraversato la periferia ad un ritmo folle da marciatori olimpionici. Già da lontano intravediamo le sagomerei nostri Confratelli, all’angolo di una strada ancora immersa nel silenzio della quiete mattutina. Con loro il simpatico Zapatones , che vive in piazza dell’Obradoiro vestito da pellegrino antico e che oggi ha deciso di venire alla  Puerta del camino per accogliere e salutare i pellegrini che arrivano. Abbracci commossi. Dopodiché si riparte per gli ultimi metri che ci separano dalla meta agognata, lunga oramai esattamente 200 giorni : la PORTA SANTA! Gli attimi sono infiniti, li vivo nello stesso modo in cui li vissi un anno fa: quasi in una sorta di trance. Tengo gli occhi incollati all’asfalto della Calle; c’è un non so che di pudore nell’alzare lo sguardo verso le torri della Cattedrale. Poi all’improvviso  Plaza de la Quintana…. laggiù la Porta Santa.

E’ mattino presto; non c’è ancora la fila. Siamo fra i primi ad attraversarla. Scattano i flash. Ora all’interno della Cattedrale, fra i pinnacoli maestosi del deambulatorio, al cospetto  del   SEÑOR SANTIAGO. Orgoglio misto ad un pizzico di malinconia. Il pellegrinaggio è compiuto. Noto nei miei compagni lo stordimento di chi non è più abituato alla fretta, a rincorrere il tempo. Invece siamo sballottati da una navata all’altra, da un transetto all’altro: incontrare persone, stringere mani di gente  che non ricorderai il nome. Tutto veloce; gli appuntamenti,



la Compostela, la colazione, la Messa del Pellegrino. Le code sono interminabili, la Cattedrale strapiena. Alle 14,00 siamo ospitati nel Convento di S. Martin Pinaio per il pranzo. Nel refettorio con noi i Cavalieri e le Damigelle dell’Ordine di Malta, che si occupano del servizio  d’ ordine in Cattedrale. A tavola c’è anche il giornalista/pellegrino Alessandro Cannavò del quotidiano “Il Corriere della Sera”, che sta preparando un servizio sul Cammino che verrà molto letto in Italia. Liberati dagli impegni di rappresentanza, riusciamo a sistemarci in una pensione un po’ spartana nelle vie adiacenti la Cattedrale. Un breve riposo, una rassettata agli zaini e fuori, chi per lo shopping, chi a visitare le bellezze della città, chi ad espletare gli ultimi impegni. La sera ci riuniamo a cena verso le 20,00 in Rua de la Troya : un pasto veloce, per prendere posto in piazza per la “Quema da fachada”: i fuochi artificiali e i giochi di luce , che danno inizio ai festeggiamenti per S. Giacomo.



Fantastica la scenografia di una bellezza che mette i Brividi. Siamo decine di migliaia: pellegrini, turisti. Curiosi; tutti a testa in su a godere questo splendido spettacolo. La Xunta de Galicia non ha badato a spese; c’è anche il Re, Juan Carlos e la Regina ad assistere dal balcone del “ Palacio del Rajoy”. La notte prosegue girovagando per le vie stracolme della città. Finiamo poi ad assistere ad un concerto di musica galiziana in “Plaza de la Quintana”. Intorno alle 3 del mattino, un po’ controvoglia, si torna a casa.


25 Luglio 2004
DOMENICA :    SAN GIACOMO  MAGGIORE


Da tempo ho deciso di partecipare alla Messa Solenne, alla presenza delle più alte carche dello Stato. Sono qui e non posso perderla, lo voglio più di ogni altra cosa! Così mi alzo prestissimo, mentre tutti gli altri sono ancora nella fase “PreRem” del sonno. Arrivo in Cattedrale e trovo già la coda!! Ma per fortuna riesco ad intrufolarmi: ecco ci sono!!! Sono le 7,30 e la Solenne Celebrazione non comincerà prima delle 11,30. Che fare?? Beh, non posso neppure girovagare troppo, perché il servizio d’ordine è rigidissimo ( ho dovuto persino superare il MetalDetector) e non permette troppi spostamenti. Sicché occupo un posto privilegiato con vista sulla  navata centrale , a ridosso della terza fila. Ottimo!!! Nell’attesa ci scappa persino un pisolino. Scambio impressioni con la vicina, una signora di Valencia, arrivata fin qui con la speranza di vedere da vicino i Reali di Spagna. La Cattedrale è un colpo d’occhio splendido, illuminata a giorno dai fari delle TVE che trasmette in diretta l’evento. Nel frattempo mi ha raggiunto Bruno: riusciamo solo a scambiarci un’occhiata da una navata all’altra, poi lo perdo di vista. La Celebrazione, presieduta dall’Arcivescovo mons. Juan Barrio, è infinita; mi accorgo che il Presidente del Consiglio, Zapatero, ogni tanto si appisola. Al termine i Reali salgono ad abbracciare la statua di S. Giacomo, come da protocollo e scoppia l’applauso, già abbastanza fragoroso al rito del Botafumeiro. La funzione termina verso le 14 e qui ha fine la
“PEREGRINATIO ad LIMINA SANCTI JACOBI"
"ANNO SANCTO   MMIV

della nostra Confraternita.


Con l’immenso orgoglio di aver partecipato ad un così grande evento per l’Europa e per la nostra Confraternita, di aver avuto l’onore di trasmettere i miei sentimenti a tutti coloro che leggeranno queste pagine.

ULTREYA  y   SUSEYA
                                 
   GIANLUCA  BACIGALUPO
Pellegrino e confratello


Da questo momento il diario ritorna nelle mani di Bruno Bosia. Insieme allo Stendardo, partirò alla volta di FINISTERRÆ per completare il  “ Cammino delle Stelle”.

Un ringraziamento particolare a tutti coloro che si sono adoperati affinché la nostra “peregrinatio” possa restare un ricordo indelebile nel cuore di ognuno di noi:

I fratelli pellegrini incontrati in giro per l’Europa, gli Hospitaleros, le Associazioni del Cammino nei paesi attraversati, le istituzioni religiose e laiche e i Confratelli ed amici che hanno lasciato le loro impronte su questo diario.

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