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di Devid Panella
Di buon mattino mi alzo e faccio colazione insieme al gruppo
consistente ospitato all'ospitale di Saint-Oien da don Luigi.
Si è presentato cosi, era vestito da frate ma se ho ben capito alla mia
domanda sul come chiamarsi rispose Don Luigi.
Don Luigi mi consiglia di mettere il timbro nel pomeriggio sulla credenziale
al secondo posto e nel pomeriggio quando sarei ripassato da lui dopo aver
messo il timbro all'ospitale del San Bernardo, zona di partenza.
Mi consiglia di passare un paio di orette all'Ospitale, perchè c'è una serie
di cose importanti da vedere. Lo sto a sentire e mi parla del museo, degli scavi e del canile.
Dopo ciò lo saluto, lo abbraccio e m'incammino verso la fermata dell'autobus
che mi avrebbe dovuto portare al confine Italiano, la fermata del passo.
Il tempo era grigio un po' umido e non era una bella compagnia così com'era.
Alla fermata vedo e m'incanto vicino a una delle tante fontane di montagna
che poi ho incontrato e il tempo passa tra il riempire la mia borraccia e
sorseggiare acqua.
Dieci minuti prima che arrivasse il pullman si ferma una macchina con gente
calorosa che avvisata da don Luigi della mia presenza, mi offre un passaggio
fin sul passo del Gran San Bernardo.
Una bella famiglia che portava per la prima volta in visita il loro piccolo
nato ed era tutto un intreccio di sentimento caloroso attorno.
Più salivamo e più il tempo si faceva grigio nuvoloso, con pioggia e nebbia.
Mi preoccupai un po' visto che non avevo con me indumenti pesanti, solo un
felpa di quelle autunnali che misi spesso sopra altre maglie a manica corta.
L'impermeabile, San Giacomo decise di farmelo avere in un secondo tempo
dalle mani e anche dal cuore di Paolo che ne aveva due.
Mi domando spesso: perchè una persona parte con due impermeabile e un'altra
con nessuno, eppoi si incontrano?
Arrivati fin sul passo, saluto calorosamente la felice famiglia milanese
augurandoci di rincontrarci, e mi avvio quasi sbandando come una persona non
pratica del posto verso la costruzione che potrebbe sembrare l'ospitale.
Si vedeva poco a causa della nebbia e facevo freddo.
Avevo freddo che mette ansia e ti vien voglia di scappare da quel posto, il
freddo in genere non è ospitale, soprattutto quando lo senti a causa di una
tua noncuranza.
Entro nella prima porta che trovo possibile l'entrata, ovviamente in questi
casi mi muovo individuando turisti pratici e seguendoli.
Giro a sinistra e mi ritrovo una porticina aperta che faccio fatica a
entrarci, (mi è capitato spesso, lo zaino è più largo di me, e la parte più
larga è quella superiore, il posto dove si trova il materassino di gomma di
90cm di larghezza, mio letto per oltre un mese) era una stanza ricca di
cimeli e oggetti che una volta avevano sicuramente decorato e addobbato
qualche lato o altare della chiesa li vicino.
Trovo una dolce fanciulla seduta davanti una scrivania e una cassa e chiedo
indicazioni a lei, mi sorride non capisce tutto ciò che avevo detto ma mi
continua a sorridere e mi indirizza verso le persone giuste.
La seguo lungo un lungo corridoio e proprio qui che a guardia di una porta
vedo quello che poi io dico che dev'essere il San Bernardo, con più storia e
in pensione visto i molti anni che dimostrava.
Mi fermo non per paura del San Bernardo da guardia, ma per osservarlo negli
occhi tristi, con il muso accovacciato tra le zampe, ma comunque composto e
in ordine e sicuro di sè.
Il pelo e la sua struttura fisica, mi ha fatto pensare che non era un san
Bernardo, poi però devio il ragionamento al fatto che non era giovane come
spesso li vedi nei film o sui giornali.
E' stato l'unico San Bernardo che ho visto, non son andato al museo ne al
canile ne agli scavi.
Avevo fretta freddo ansia ed ero stimolato dalla voglia di scendere di
quota.
Prima però mi ristorano accompagnato dalla bella fanciulla francese, mi
indicano il percorso, mi benedicono e mi timbrano la credenziale.
Scrivo anche qualche frase sul libro dei pellegrini e parto, un po' caricato
dallo zainone pieno di tanto e anche dall'inutile massa che si crei nei
pensieri di un uomo che decide ciò che può essere utile portare.
..................
Devid
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Quattro Cani -De Gregori-
Quattro cani per strada.
Il primo è un cane di guerra
e nella bocca ossi non ha e nemmeno violenza.
Vive addosso ai muri e non parla mai,
vive addosso ai muri e non parla mai.
Il secondo è un bastardo che conosce la fame e la tranquillità
ed il piede dell'uomo e la strada.
Ogni volta che muore gli rinasce la coda.
E il terzo è una cagna, quasi sempre si nega,
qualche volta si dà e semina i figli nel mondo.
Perchè è del mondo che sono figli, i figli.
Quattro cani per strada
e la strada è già piazza e la sera è già notte.
Se ci fosse la luna, se ci fosse la luna si potrebbe cantare.
Il quarto ha un padrone,
non sa dove andare, comunque ci va,
va dietro ai fratelli e si fida.
Ogni tanto si ferma a annusare la vita, la vita.
Quattro cani per strada e la strada
è già piazza e la sera è già notte.
Se ci fosse la luna,
se ci fosse la luna si potrebbe cantare.
Si potrebbe cantare.
Il primo è il cane di Marco.
Fu la complicata parte scritta sulla guida a pag. 44, che ci fece sbagliare e pensammo di entrare nella cascina
Ponella. Io e Mario, i più convinti di tutto ciò, ci bloccammo alla furiosa e veloce avanzata di
uno dei cani. Ci girammo indietreggiammo di due passi e ci rigirammo.
Marco si fece avanti accovacciandosi e inchinandosi quasi come un cane, abbassò la testa alla terra e la
allungo in avanti. Non ricordo se aveva un cappello ma ricordo le lunghe leccate del cane di Marco.
Il secondo cane è il cane di Virginia e di Francesco.
Non riesco a trovare l'indicazione esatta però credo di ricordarmi le parole suppergiù quasi esattamente:"I
padroni acconsentono il passaggio a piedi".
Ci troviamo davanti a questo mega cancello senza citofono o campanelli.
E' nuovo.Talmente nuovo che ci ha fatto anche supporre che quando sei passata tu, Monica,ci doveva essere una sbarra
e non un cancello.
Insomma eravamo a otto, non uno o due, e il numero ha fatto forza
(immaginate anche il rumore e l'alzata di polvere che fanno otto pellegrini
davanti a un cancello)anche se le indicazioni non della guida ma quelle
scritte sui muri incitanti pellegrini spagnoli indicavano altra direzione.
Cosi Franco e Paolo poterono giudicare il peso di tutti gli zaini
prendendoli tutti in mano mentre tutti i pellegrini scavalcavano il cancello
non per l'altezza (era alto, molto alto)ma sul lato sinistro con molta
cautela e aiutati da mani che arrivavano dei primi che eran passati.
Ed ecco che mentre si camminava un po' sparsi a gruppi di due o in fila
indiana si sente qualche cane abbaiare e si nota qualche faccia di padroni del posto.
Sarà stata la cattiva impressione data da qualche passante che ha attirato il padrone a muoversi con il
cane ma comunque tenendolo a bada.
Qui entrano in gioco Francesco da me chiamato Ciccio e Virginia da tutti
chiamata la Virgi che mentre gli altri eran davanti o dietro, loro si aprono
a discutere del gesto da noi fatto del motivo e del perchè (non facile come cosa)....alla fine tutto è
'bene' quel che finisce bene.
Non vorrei sbagliarmi ma la scusante della situazione del padrone è stata che aveva acquisito da poco il
casolare con la tenuta e quindi non ne sapeva niente di questa storia.
Il terzo cane, è quello mio e di Mario.
Tutta la situazione è stata diabolica e ingannevole, tentati dalla
sete.Casa Le Colline sulla guida indicata come gentilissimi abitanti.
Io nella mia testa non avrei mai collegato dei gentilissimi abitanti(che in
realtà è verissimo) con un feroce cane legato a una corda.
La diabolicità mia e di Mario che correvamo da un pò 'le sfide', la terra
secca e bruciata, il sole cocente, la mancanza di acqua nella mia borraccia tendono ad mandarmi verso un rubinetto
dell'acqua proprio vicino la porta della senza guardare in nessun altro posto.
Ed ecco che mi arriva quasi addosso questo cane con gli occhi inferocito e in poche frazioni di secondo mi blocco
e mi spingo all'indietro prottetto
alle spalle dallo zaino.
Appena atterrato a terra mi giro su me stesso tendendo ad allontanarmi dalla scena e dal cane senza preoccuparmi
di altro, ed ecco che il cane non potendo arrivare dove ero tende a far scorrere la corda e girare verso Mario
che era 3 metri dietro di me e nel frattempo era rimasto un po scioccatto dalla scena e immobilizzato, quando poi
anche lui per evitare la ferocità ha dovuto spingere il suo corpo all'indietro.
Noi due a terra, il cane che abbaiava sempre di piu inferocito, e una nuvola di polvera grigia s'era alzata da
terra, rendendo la situazione ancora più diabolica.
Dopo un pò arrivano anche gli altri pellegrini e la signora proprietaria
della casa (povera innocente) che ci porta dell'acqua fresca ma che però fa fatica a capire l'accaduto e
"evita"di mandarmi in un bagno per pulire
ferite.Mi son beccato pure un "non ho mai visto un napoletano lamentarsi
così" dalla figlia.......Domanda:le considerazioni e gli aggettivi possono
essere soggettivi?
Il quarto cane è il mio di Minù e di Paolo: è il cane
di San Giacomo.
E' il cane che abbiamo incontrato per la strada di Radicofani che ci ha
portato fin alla bellissima, ma anche pesante per l'ora che c'ha fatto fare
raccontandoci di tutto di più, anche le barzellette, mangiando dolci insieme a noi, ospitalità di
Don Elia.
Per me era un abruzzese, cioè tutti i cani che fanno la guardia alle pecore io li classifico come abruzzesi.
Era grande,bianco-grigio chiaro, anziano, stanco e fiducioso dei figli che
eran rimasti a guardare le pecore.
E lui s'incamminò con noi, e noi per godercelo di più camminavamo separati in fila indiana e lui
quasi aveva ritmizzato e equalizzato il tempo che te le vedevi correre e farti feste e quasi incitarti lungo la
strada in salita e asfaltata a camminare.
Non voleva più lavorare, si vedeva, aveva quasi voglia di dirti tutta della
sua vita e si stava quasi convincendo a trascorrere l'ultima parte della
sua vita in paese a Radicofani.
Eppoi scomparse nelle stradine e viottoli pensando chissà cosa.
Un Cane piccolo ma pieno d'amore ha avuto problemi con Franco, aveva
problemi a capire che non poteva venire insieme a noi.
Franco alla fine ha dovuto quasi rovinare le sue corde vocali per farglielo
capire.
Poi c'è stato anche il cane dell'acqua e della libertà.
La signora (o qualcuno di noi) lasciò il cancello aperto, mentre la Virgi
scese a riempire le nostre borracce.
Vedemmo questo cane correre verso le colline e la signora che ci disse che lui la via Francigena la faceva ogni
giorno e fedelmente tornava, quindi non si preoccupò dell'accaduto.
Eppoi molti altri cani, quelli che ricordo di più son quelli delle terre
toscane che vivevano in gabbia o canili privati o semplicemente cani da
caccia chiusi in recinti, che quando passavamo vicino a loro sembrava un insieme di disperazione e rabbia da sfogare.
Qui piove, come dice Luca, a terra crepata (molto).
Si incomincian a vedere i primi addobbi e sembra che la salita si avvicina.
Mercoledì son andato a Roma al 40° convegno dell'iipp (istituto Italiano
preistoria e protostoria), tutto centralizzato sulla TAV Napoli-Roma e
l'archeologia.
Ovviamente inutile dire che quando si fanno lavori del genere esce tanto di quel materiale archeologico che giustamente
per chi vuol fare questo
mestiere è pane per i denti., indipendentemente dal fatto se è giusto o no fare questa TAV.
Sarebbe bello un capodanno così, ma non ho assicurazioni per assicurare il tutto.
Poi tutto quello che sta accadendo da settembre , mi sta facendo iniziare a odiare sempre di più la burocrazia
e le donne in carriera (passerà non vi preoccupate!!) e Napoli se sei triste o giù non aiuta.
Salutoni da Ponte (www.adpontem.it) e a presto.
Ciao
Devid
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