Il racconto dell'incontro
È stato accolto da tanti pellegrini l'invito a partecipare al "I incontro
per pellegrini e ospitalieri sulla Via Francigena", organizzato sull'esempio di quanto accade da anni sul
Cammino di Santiago.
È stato per noi un esperimento, un sasso buttato nel lago della Francigena ed è stato un piacere
vedere che le onde si sono mosse, che i pellegrini hanno risposto e che da tutta Italia tante persone sono venute
con il desiderio di ritrovarsi sul discorso dell'ospitalità al pellegrino
La sera di venerdì 24 a cena, nella casa di Rencine, eravamo 45 partecipanti all'incontro più 15
tra parrocchiani e pellegrini in transito da Monteriggioni. Quasi come nel racconto della vedova di Zarepta la
pentola con la pasta non finiva mai e siamo riusciti a mangiare tutti. È stato un buon inizio!
La serata è proseguita con un giro di conoscenza. Ciascuno ha raccontato un po' di sé agli altri.
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Sabato mattina sole!! Ottimo risveglio in questa primavera di pioggia e nuvole senza
fine.
Mettiamo le sedie fuori sul prato e ci prepariamo per la preghiera.
Poi la riflessione guidata da Don Angelo Chiasserini della Pastorale dei Migrantes di Arezzo con titolo: "L'
infinita alterità/diversità di Dio rivelata nella diversità dell'uomo e del creato".
Ci siamo lasciati affascinare dalla sue parole: il nostro pellegrinaggio è un andare verso il diverso perché
Dio è diverso. Pellegrinare non è cercare l'usuale del turista, non è cercare e vedere la
varietà delle cose del mondo ma è andare verso il totalmente diverso. Il mondo è vario, Dio
è diverso. Il pellegrinaggio allora per essere vero deve essere un atto totalmente diverso, diverso dal
viaggiare, dal girare come turisti, perchè la meta è diversa, la destinazione del nostro andare è
diversa. Per questo bisogna entrare in una stato completamente differente e quindi nello "status" del
pellegrino di medioevale memoria, che con la sua partenza abbandonava tutti per quel momento, e, benedetto dalla
Chiesa, con una credenziale che ne certificava l'essere veramente in cammino verso una meta sacra, si affidava
alla Provvidenza. Anche questi segni che potremmo chiamare esteriori aiutano il distacco dal mondo e il riconoscimento
della diversità che vogliamo raggiungere. Anche dove essere ospitati allora diventa importante. Devono essere
luoghi diversi. Non alberghi, B&B, pensioni e trattorie, ma luoghi dove la diversità viene riconosciuta
e accolta e accompagnata. Luoghi dove volontari, parroci e altri pellegrini accolgono i pellegrini e li riconosco
come tali senza confonderli per turisti o camminatori e li aiutano a proseguire con il sostegno materiale e la
preghiera.
È su questa dimensione che deve muoversi una pastorale del cammino. È su questo amore e gusto per
la diversità fantastica di Dio che può vivere e ha senso la Via Francigena e qualsiasi altro cammino.
Alla fine la strada avrà un'anima perchè sarà Dio a dargliela, non gli "eventi"
di promozione turistiche o il marketing territoriale. E la meraviglia, la diversità fantastica di Dio sarà,
come al solito, più stupefacente di ogni varietà umana. Chi camminerà sulla Via con il desiderio
di incontrare veramente il dono della diversità di Dio non sarà deluso. E chi si farà volontario
veramente, per accogliere, e cercare nell'accoglienza al pellegrino la diversità di Dio ugualmente non sarà
deluso. Per chi farà finta di accogliere o di pellegrinare ci sarà solo il piccolo gusto di incontrare
l'umana varietà ma non il sapore dell'infinita e potente diversità.
Ecco, questo è quello che io ho ben capito di quanto ha detto Don Angelo. È stato comunque un intervento
bellissimo, foriero di molte altre riflessioni che credo daranno frutto anche in seguito e che sono troppo lunghe
da scrivere in questo racconto, ma che sarebbe bello poterci scambiare.
Di seguito abbiamo parlato noi, della Confraternita
di San Jacopo di Compostella in Perugia su: "Essere pellegrini e ospitalieri - l'esperienza di un quarto di
secolo di una confraternita di pellegrini e ospitalieri". Io, Monica, ho introdotto il discorso dell'ospitalità
come crocevia di cammini. L'ospitale è il luogo dove il cammino dell'ospitaliere e del pellegrino si incontrano.
Sono entrambi in cammino, anche se uno in quel momento è fermo ad attendere il viandante e solo quest'ultimo
è in movimento. Ma il legame e la dipendenza fra i due è strettissimo e solo l'esistenza dell'uno
dà senso all'esistenza dell'altro. Senza entrambi non ci sarebbe via di pellegrinaggio e modo di arrivare
alla Meta.
Questo è quello che abbiamo imparato in tutti questi anni e sperimentato praticamente dal 1994, data di
apertura del nostro ospitale a S. Nicolas in Spagna e continuiamo a sperimentare in questi anni sulla VF a Radicofani
e poi a Roma.
Alla fine abbiamo dato notizia dell'apertura dell'ospitale di Roma e distribuito il volantino che i confratelli
romani avevano appena predisposto.
Don Doriano ha poi comunicato la disponibilità e possibilità di fare gli ospitalieri a Monteriggioni
confermando la sua sensibilità alla dimensione del pellegrinaggio e dell'ospitalità come occasione
di evangelizzazione.
Dopo il pranzo, splendidamente preparatoci dalle
signore della parrocchia di Castellina Scalo siamo partiti per un cammino. I pellegrini non stanno fermi a lungo.
Attraverso strade di campo siamo arrivati a Monteriggioni; ci siamo fermati per un momento di preghiera proposto
da p. Emanuele Roze e abbiamo scambiato anche due parole con l'assessore di Monteriggioni che gentilmente ci ha
portato sulle splendide mura del paese.
Il cammino ha proseguito fino ad Abbadia ad Isola e poi, ritornando sui nostri passi, siamo arrivati a Castellina
Scalo per partecipare alla messa vespertina.
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A sorpresa don Doriano ci ha fatto anche trovare un ricordino con la foto dell'antica
Madonna che era custodita nell'ospitale di Castiglioni all'ingresso del paese di Castellina Scalo. Una Madonna
del sorriso, una Madonna accogliente, una Madonna veramente ospitale.
È stata una bella sorpresa e una bella scoperta.
La cena ancora una volta è stata preparata dalla parrocchia e ancora una volta ci siamo sentiti accolti.
La veglia di preghiera in chiesa ci porta ancora una volta alla ricerca del volto di Dio. Quello che cerchiamo
negli incontri sul cammino, quello che cerchiamo nella meta. E don Doriano ci propone un testo presentato al Capitolo
delle Stuoie appena svoltosi nella famiglia francescana. Si parla dell'andare leggeri, missionari e poveri, a due
a due come fratelli, incontro, oltre i limiti auto-referenziali del nostro localismo, del nostro "campanile",
della nostra piccola associazione o parrocchia, con il centro fuori di noi ma in Dio.
Si riparte. Ormai è notte. Bisogna risalire alla casa di Rencine. Le nostre pile lungo il sentiero compongono
un presepe di pellegrini. Ci vuole più di mezz'ora per arrivare a destinazione. È un cammino piacevole
con il fresco della sera e l'accogliente pace della notte. Siamo stanchi al punto giusto. Il sonno arriva in fretta
e in breve la casa è nella pace.
Domenica mattina il tempo è tornato secondo lo standard attuale: nuvole e minaccia di pioggia.
Ma oggi ci spostiamo a Siena per scoprire la città e i suoi luoghi della spiritualità e le memorie
del pellegrinaggio.
Puliamo la casa, facciamo gli zaini e carichiamo
le macchine. Scendiamo alla stazione e prendiamo il treno per Siena. È la soluzione migliore per non muoversi
con una carovana di auto e faticare a trovare parcheggio. In 5 minuti siamo a Siena. Gianni Maccherini, nostro
confratello da tempo e guida per un giorno ci aspetta. È un fiume in piena. Ci racconta di tutto e di più.
Dall'ingresso in città fino al Duomo e all'Ospedale di S. Maria della Scala. Attraverso le sue parole si
dipana la storia di una città che ha fatto dell'accoglienza al povero, al pellegrino e all'orfano il suo
fiore all'occhiello, e del fatto di essere luogo di passaggio e di sosta della VF motivo di arricchimento materiale
e culturale.
Finiamo il nostro itinerario alla chiesa di S. Domenico, davanti alla reliquia di S. Caterina, santa anche pellegrina.
È il momento dei saluti. Credo che ci rivedremo.
Tutto è stato pensato come un contributo e una scommessa sul futuro cristiano della Via Francigena. Perché
un cammino di pellegrinaggio non è semplicemente un'occasione di turismo e di sviluppo economico per un
territorio ma è principalmente luogo di conversione, di incontro tra l'uomo e Dio. È il luogo dove
la nostra eterna ricerca di pace, felicità, amicizia, perdono, amore può trovare una risposta. Può
passare attraverso il volto dei fratelli lungo la strada, la fatica, la bellezza del creato, ma alla fine del cammino
la risposta potrà avere il suo nome: Dio Padre.
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