La Francigena
dei Pellegrini

 

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La Via Francigena

Ospitalità

 

La Confraternita di S.Jacopo di Compostella

È giunto un pellegrino alla mia porta,
ho preparato la mensa col pane e col vino
e l'angolo nascosto per ascoltare la musica.
Egli mi ha benedetto nel nome della Trinità
con la casa, l'ovile e i miei cari.
L'allodola ripete nel suo canto:
sovente, sovente passa Cristo
in veste di pellegrino.


(
V secolo d.C. - Irlanda)

Ospitalità come crocevia di cammini

Nelle poche righe di questa ballata irlandese è raccontata la dolcezza e il mistero dell'ospitalità. Il pellegrino e l'ospitaliere. Colui che arriva e colui che ospita.

Un pellegrino alla mia porta, un viandante del sacro, una persona in cammino e in ricerca. Una persona in tutta la sua debolezza e fragilità di straniero, di persona che viene da lontano, stanco per il viaggio. Un portatore di speranza, uno che viaggia verso un luogo con la certezza di trovarvi Dio. Una persona con gli occhi pieni di sole e di vento che lungo la strada ha raccolto tante cose e si è liberato di tante altre.
Un ospitaliere: colui che attende; che sa che prima o poi passerà qualcuno. Non sa quando, non sa il giorno e neanche l'ora. Può essere al culmine del giorno o alla sera, ormai a notte. Sa che passerà qualcuno perché lui si è messo sulla strada, come il pellegrino. A differenza del pellegrino che si sposta, l'ospitaliere si è messo in un punto ben preciso dove sa che il suo stare sarà necessario, sarà utile, sarà servizio. Sono entrambi, pellegrino e ospitaliere, sulla stessa strada, ugualmente in cammino.
E qui che si colloca questo crocevia di cammini. Il cammino del pellegrino incrocia quello dell'ospitaliere. È un incontro che non potrebbe avvenire se non ci fosse il pellegrino che percorre la Via e l'ospitaliere che si mette al servizio.

Ma il "gioco" non è fine a se stesso. In questo profondo mistero che è la nostra vita, in questo disegno della Provvidenza per il nostro percorso vitale, l'incontro tra due persone entrambe in cammino non sono solo un caso o una necessità.

Sovente passa Cristo in veste di pellegrino. La cosa si fa più seria … non ci siamo solo noi attori di questo gioco: un giorno passo io e faccio il pellegrino e tu mi ospiti, un altro giorno passi tu e io ti ospito. Già un'attenzione alla reciprocità così fatta sarebbe un gran segno di civiltà e di rispetto per il prossimo.

Ma ripeto, il gioco è un po' più importante.

Sovente passa Cristo. Cristo per noi cristiani passa sempre. Passa come pellegrino ma passa anche attraverso i nostri gesti, i nostri pensieri. Cristo c'è sempre. Cristo è nel pellegrino e nell'ospitaliere.
Cristo è colui che ospitiamo anche se a volte sembra proprio non somigliarVi. Del resto tante volte nella Bibbia anche gli angeli e i profeti, ospitati da ignari uomini di Dio o da vedove, non sembravano tali, salvo poi rivelarsi dopo, nel momento dello spezzare il pane, del commiato e del ringraziamento.
Cristo è anche l'ospitaliere al cui esempio chi ospita deve conformarsi. Conformarsi nel servizio d'amore ai fratelli.

Quindi ospitare ed essere ospitati non è solo una soluzione ad un problema contingente di sosta, riposo e pernottamento lungo un cammino. Ospitare ed essere ospitati è un incontro di cammini, è un incontro di persone, è un incontro con Cristo. È un crocevia dal quale si può ripartire anche cambiati, entrambi, pellegrino ed ospitaliere.

Questa è la nostra esperienza di Confraternita, questo è ciò che abbiamo imparato in questi anni come pellegrini ed ospitalieri lungo il Cammino di Santiago, lungo la Via Francigena e sulle mille altre strade sulle quali ci ha spinto il profondo desiderio di trovare Dio, in questa nostra vita, in questo difficilissimo pellegrinaggio alla fonte dell'Amore.
Un pellegrinaggio che richiede umiltà e capacità di mettersi stabilmente al servizio, e di ascolto. Bisogna ascoltare il battito del nostro cuore che cerca disperatamente amore e il battito del cuore del nostro vicino che cerca anche lui disperatamente amore. Battiti che si confondono ogni giorno con il rumore dei nostri passi che vanno spesso nella direzione opposta, fuggendo dall'incontro con l'altro che troviamo lungo le strade delle nostre città, sulle scale del condominio. Passi che fuggono alla ricerca di un luogo sicuro dove salvare la nostra identità che sentiamo minacciata dalla presenza di tanti stranieri. Passi che portano alle porte di un albergo o di un negozio perché il dare e il ricevere per denaro è meno imbarazzante del dare e ricevere per amore. Passi che ci allontanano dalla dimensione dell'ospitalità ma che soprattutto ci fanno perdere l'identità fondante: quella di ospiti e di viandanti su questa terra, solamente di passaggio. Passi che ci fanno dimenticare che ogni giorno siamo pellegrini e ospitalieri e che la nostra vita è sulla strada. Pellegrini e ospitalieri, cammini che s'incrociano, si fondono e si confondono nell'unica identità di cercatori di amore.
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Un giorno pellegrino, un giorno ospitaliere,
pellegrini e ospitalieri per sempre
 

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