BRONTE - PATERNO' (km
33)
21 settembre - domenica
La sveglia è al solito alle cinque. E' buio e quella che vediamo
è una Sicilia " diversa": un freddo vento ci raggela tutti.
Monica, come Santo pellegrino ci propone oggi Santa Brigida di Svezia, la sua ricca biografia è solo accennata,
appena dopo ci uniamo per la preghiera al Padre.
Incomincia il 6° giorno di pellegrinaggio. Brioches succulente e gravide di crema al pistacchio e via lungo
la Provinciale 121 verso Paternò.
Il paesaggio è ben diverso dal solito: siamo circondati da piante di pistacchio che maturano proprio in
questo mese di settembre e la loro raccolta avviene ad anni alterni e questo è un anno vuoto per il raccolto.
Alessandro raccoglie i fichi d'india e li cura con grande maestria e me lo dona; è ottimo, ha ancora il
fresco della notte dentro.
Recitiamo il Rosario: i misteri della Gloria ci donano speranza ed uniamo le nostre intenzioni,in particolare per
Bruno che ha perso ieri lo zio, fratello per parte di madre. Ricordiamo volentieri anche i Confratelli in Terra
Santa guidati da Giovanni Becattini e ci sentiamo uniti nelle preghiere.
Al bivio i pistacchi ci abbandonano e ci accompagnano aranci, ulivi e viti.
La salita ad Adrano è sterrata ed in parte cosparsa di rifiuti. Qui arriviamo in piazza, dove Aldo ci aspetta
dalle undici con i panini e le bibite, per un meritato riposo.
L'appuntamento è ai giardini; dove si danno convegno tutti i ragazzi con le auto e con musica a volume altissimo.
Ripartiamo ammirando l'Etna e il suo pennacchio di fumo, il sole si fa sentire, ci sono cumuli di immondizie che
stridono dentro una natura così rigogliosa e generosa.
Ormai conosco tutte le voci dei miei compagni che incrociano ognuno le proprie vite.
Andrea dice una frase che mi ha molto colpito: "Sento che non duro a lungo". Sì, è il pensiero
di ognuno, questa terribile verità degli uomini che angoscia.
I nostri tre ultimi compagni di pellegrinaggio sono stati sempre con noi, solo una di loro si corica con la febbre,
lo sforzo del giorno è stato troppo per lei.
All'ingresso del paese siamo accolti da due appartenenti alla Confraternita di S. Giacomo di Paternò. L'accoglienza
è festosa e sentita, ci portano a visitare la Chiesa del Nostro San Giacomo: è in posizione dominante
sulla città, vicino al gruppo delle chiese in cui c'è anche quella dei Cavalieri di Malta. Poco distante
la bellissima torre normanna ma oggi il tempo stringe e corriamo tutti verso la chiesa del S. Spirito dove ci attende
la Messa domenicale.
Oggi il Vangelo propone la più scandalosa delle parabole del comportamento divino: quella del padrone della
vigna che chiama chi trova in piazza a lavorarla. Anche chi è chiamato all'ultima ora riceverà il
compenso massimo promesso ai primi che vi lavorano. Dio non compensa secondo la nostra logica contributiva, il
bene massimo è dato anche agli ultimi.
In quale ora della nostra vita abbiamo cominciato a lavorare nella vigna? Tutti i chiamati vanno al lavoro, nulla
si conosce per chi non accetta.
Si è fatto tardi, non possiamo più cucinare, andremo tutti in una buona pizzeria vicina, l'allegria
non manca mai, siamo uniti, siamo diventati chiesa che cammina. Sì, cosa è il pellegrinaggio se non
preghiera con il corpo?
E' per noi tutti fonte di turbamento ed imbarazzo muoverci verso la verità ultima, muoverci verso la conciliazione
ed il perdono che ci aspetta così, nella nostra terribile finitezza, tutto quello che sappiamo fare è
di metterci in cammino, per quanto arduo sia il suo andare.
Paolo Tiveron
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