Alife - Solopaca (Km
31,0)
17 settembre - lunedì
Sveglia alle 5,30 nel campetto sportivo coperto di Alife. E' stata una buona notte,
il campo era vasto a sufficienza da evitare le sinfonie notturne, moleste per quelli dal sonno leggero.
Il mattino è iniziato con un piccolo incidente, degno di essere ricordato per come è stato risolto.
Grazia (cioè io) ha/ho smarrito una catenina d'oro con un piccolo e prezioso crocefisso. Le ricerche per
ritrovarlo sono risultate vane. Ma intanto, Roberta, ha pregato Sant' Antonio, per questa piccola causa, così
come le aveva insegnato sua madre. E lei, dopo una breve ricerca, nei posti già ispezionati dagli altri,
ha finalmente trovato la catenina. Potenza di quella fede semplice dei nostri padri e delle nostre madri che quasi
tutti noi abbiamo smarrito, in questa epoca cinica, dove si vive solo il disinganno della mitizzata ragione.
Colazione in un elegante bar di Alife, munificamente offerta da …. uno dei nostri anfitrioni del luogo e finalmente
in cammino!
La giornata è calda, ma gradevole e noi camminiamo gagliardamente, fiduciosi in una tappa breve, dopo le
due ultime faticosissime. Il paesaggio continua ad essere splendido: amplissime vallate, circondate da dolci pendici
azzurrine, con una campagna ordinata e ben coltivata.
E' tempo di vendemmia e man mano che ci avviciniamo a Solopaca, terra di grandi tradizioni vinicole, le belle vigne
sono invase da stuoli di contadini dediti alla raccolta. Sono tutti calorosamente ospitali, alcuni ci hanno offerto
un bicchiere colmo del loro magnifico vino (falanghina?). Intanto, però, il cammino si fa sempre più
faticoso e man mano perdiamo fiducia nella promessa tappa breve.
Quando finalmente riusciamo a guadare il fiume Calore, dopo un lungo giro, i nostri stanchissimi piedi hanno un
po' di refrigerio e affrontiamo con un attimo di levità la lunga salita verso Solopaca. Siamo tutti stanchi,
spossati. Finalmente, quasi alle cinque del pomeriggio, arriviamo alla casa parrocchiale di Solopaca. Per gli ultimi
c'è una sgradita sorpresa: i letti (brandine) sono tutti occupati; le ultime brandine sono tutte ammonticchiate
lungo le pareti della sala da pranzo, non c'è alcun spazio dove poterle aprire. Mugugni e qualche accesa
e inutile discussione.
Don Leucio, il giovane sacerdote che ci ha accolto, mette a disposizione un'altra camera e finalmente tutte le
brandine vengono sistemate.
La cena ci viene generosamente offerta dai parrocchiani, ma l'umore si è guastato, forse anche per un vago
rimorso di non avere offerto il meglio di noi ai nostri ospiti.
Animo pellegrini! Domani è un altro giorno e certo ci alzeremo pieni di buona volontà e di buoni
sentimenti.
Grazia Iadanza
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