Non è solo questione di parole.
Slow-motion, slow-emotions, low-cost. Ecco la Via Francigena
nelle tre parole preferite dal battage pubblicitario di siti e associazioni di camminatori che hanno scoperto in
questi ultimi 4/5 anni l'esistenza di questa strada di pellegrinaggio. La VF, una via che per secoli ha portato
i pellegrini collegando Roma a Santiago e Gerusalemme, un percorso rigenerato e riattivato 15 anni fa grazie al
volontariato silenzioso, concreto e generoso. Ora tutto rischia di saltare per lo sfruttamento sbagliato che viene
proposto dal potere mediatico del web.
Alle porte degli ospitali bussano sempre di più persone che non sanno neanche perché si trovano lì.
Gli hanno raccontato che basta scaricare delle cartine dai siti web e un elenco di ospitalità povere per
vivere un'avventura a poco prezzo. Ospitalità gestite da volontari; luoghi di accoglienza ai quali puoi
chiedere di tutto, dal letto con coperte e lenzuoli, all'asciugamano, posti che a volte ti offrono anche la cena;
poi "se vuoi" puoi lasciare un'offerta. Certo… se vuoi… fai pure così, viandante del caso. Così
il prossimo anno si chiude per la frustrazione di sentirsi sfruttati da uno stuolo di superficiali opportunisti
e forse anche per non avere di che pagare la bolletta del gas, della luce, dell'acqua, le tasse e le altre spese
fisse che gli ospitalieri sempre anticipano…
Forse c'è un po' di confusione; forse si crede che gli ospitali siano strutture pubbliche sostenute dai
contributi pubblici (come accade in Spagna per molti refugios comunali); forse si crede che non essendo alberghi
a 5 stelle non abbiano costi di gestione; forse si crede che la formula a donativo significhi gratis; forse si
crede che siano luoghi senza costi umani.
I costi umani, ecco l'altro punto, il punto cardine, il costo più elevato. Il 90% delle ospitalità
sulla Francigena sono legate a diverso titolo con la Chiesa Cattolica e nascono da iniziative di generosità
personale e privata che, dopo aver faticosamente individuato una struttura sottraendola ad altri usi, la rimettono
a posto rendendola funzionale e la gestiscono grazie al servizio di tante persone, di tanti ospitalieri che dedicano
tempo e risorse personali. Tutte queste energie vengono rigenerate e giustificate dal passaggio dei pellegrini
che camminano con Dio nel cuore, veramente orientati verso una meta sacra, oppure persone in ricerca, "domande
in cammino" che cercano il senso vero della vita, pronte e disponibili a cogliere il sussurro leggero dello
Spirito che lungo la strada nei lunghi giorni di cammino si manifesterà a loro.
Quando invece la via diventa il luogo di raccolta dei camminatori del caso, degli escursionisti dei 4/5 giorni,
del fine settimana lungo, dei viandanti che cercano luoghi dove spendere poco o magari niente, dove poter essere
furbi, allora tutto salta. Salta non solo perché non ci sarà la possibilità economica di mantenere
un luogo, ma perché non ci sarà più il cuore che lo sostiene. Nessuno più si dedicherà
a fare volontariato per essere preso in giro da persone che non mettono in gioco niente di se, neppure il tempo
necessario ad una esperienza vera, che non vogliono condividere, ma solo usare; persone che vengono cercando principalmente
cose (letto o doccia che sia) e non cercando incontri; persone che vogliono fare "turismo moderno", quello
dalle facili emozioni, quello che non ti chiede di lasciarti coinvolgere dalla vita vera; oppure persone che camminano
per giudicare, per vagliare i posti e per sentirsi autorevoli e importanti, dando punteggi e facendo commenti senza
aver capito il cuore dell'ospitaliere, la sua storia e la sua fatica.
Così l'ospitaliere volontario costretto a fare l'albergatore low-cost o il sorvegliato speciale potrebbe
anche lasciar perdere. Non ci sarebbe niente di strano o di inspiegabile. Rimarrebbe però il triste pensiero
del vedere una cosa buona e sana usurata e rovinata da chi ha voluto usarla per fini personali senza capirne la
fragilità dell'equilibrio, così come chi abbatte le foreste per fare un anno di raccolto per se,
lasciando poi in eredità terra bruciata e insterilita.
Ancora una volta lavoreremo per fare in modo che la via ritorni presto ad essere il luogo di colui che è
pellegrino in semplicità, umiltà e verità, lieti di incontrare, di salutare e di apporre anche
un bellissimo "sello" a chi vi passa come turista capace di vivere la sua dimensione right-motion, right-emotions,
right-cost nei luoghi appropriati e appositamente organizzati per lui, cioè nella ricettività commerciale.
Monica D'Atti e Franco Cinti
agosto 2013
Editoriali precedenti o successivi:
dicembre 2004,
La situazione di
Paolo Caucci von Saucken
agosto 2006,
L'attimo fuggente
di Monica D'Atti
aprile 2008,
Mordi-mordi la Via Francigena di
Monica D'Atti
gennaio 2009,
L'urlo del pellegrino
di Marzio e Jacopo, padre e figlio, Pellegrini
settembre 2009, Freedom to roam di Monica D'Atti e Franco Cinti
novembre 2010,
L'assalto dei seggiolai
di Monica D'Atti e Franco Cinti
agosto 2011,
Rintocchi di Symandron
di Monica D'Atti e Franco Cinti
agosto 2012
, Un cammino diverso… di Luca Calandriello e famiglia
agosto 2013, Non è
solo questione di parole di Monica D'Atti e Franco Cinti
agosto 2014,
L'intolleranza e il "lato oscuro" di Monica D'Atti e Franco Cinti
agosto 2015,
"Via Francigena, il "cammino di mezzo" di Monica D'Atti
agosto 2016,
L'ospite inospitale
di Monica D'Atti e Franco Cinti
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