Confraternita
di
San Jacopo di Compostella

Il nostro Diario

Pellegrinaggio 2006 - Ad Sedem Petri

 

La Confraternita

“SIGNORE, ho preso il mio sacco e il mio bastone

e mi sono messo sulla strada.

Tu mi dici: ”Tutte le mie vie sono davanti a te”.

Fa dunque o Signore, che fino dai primi passi

io mi metta sotto i tuoi occhi: mostrami la tua via

e guidami per il retto sentiero”..



Diario

Il racconto del nostro pellegrinaggio è stato scritto grazie al grosso contributo del diario di Giuseppe e Maria Sala dal quale sono stati tratti la gran parte dei brani.
Per il paziente lavoro di composizione della pagine ringraziamo Franco Cinti.

Mercoledì 14 giugno - Prologo

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 ritrovo ad Altopascio

Giuseppe S. - Tutto comincia

Forse ormai ci abbiamo fatto l’abitudine. Sta di fatto che fino a poche ore fa non ci ho proprio pensato. Dopotutto è il nostro quarto pellegrinaggio, il quinto se conto anche Santiago. O piuttosto è il periodo. Mai fatte le ferie a metà giugno, in pieno periodo di lavoro. Ancora ieri ero a Milano, la testa impegnata dagli affanni del lavoro. Così non c’è stato tempo di staccare prima. Frenata lunga insomma. Maria ha tirato fuori la sua lista del materiale da portare. Ormai è collaudata da anni e ci è voluto poco per preparare le cose per lo zaino. Devo solo lasciare giù qualcosa. (..)

Anche il tempo del pellegrinare è un tempo straordinario, che so che potrà lasciare un segno. Ma che cosa sono due settimane su un anno intero? Mica potrò consumare il resto del tempo solo a raccontare e a conservare la memoria di questi giorni privilegiati.  So che tornerò con un bel bagaglio di emozioni; mi è già successo gli anni scorsi; già capitato dopo Santiago, nel 2002, quando abbiamo incominciato. So anche però che i gesti e i tempi della vita consueta premeranno per tornare a prevalere uguali a quelli di prima.

E ho anche capito che non sempre posso fare cose straordinarie, ma che invece posso rendere straordinaria ogni cosa che faccio, anche la più modesta. Cercando in ogni azione il suo significato e prestando attenzione soprattutto ai rapporti con le persone.

Queste due settimane saranno ricche di piccole cose straordinarie e di incontri speciali. Dovrò sapere coglierli quando capiteranno, ma ancora di più cercarli e generarli. Il mio pellegrinaggio deve essere un uscire fuori da me, dalle mie piccole sicurezze, un abbassare le difese, verso ogni altro che incontrerò, per farmi interrogare.

 

Elvia V. - Incontro ad Altopascio

Usciti dalla stazione ci incamminiamo zaino in spalla verso la palestra, il punto d’incontro stabilito; dopo aver  superato il ponte chiediamo indicazioni ad un gruppo di bambini che giocano in strada, questi, incuriositi dai nostri vistosi zaini, ci chiedono: ”Dove andate?” La risposta è:”A Roma!” E loro stupiti: ”A piedi?” “Si a piedi!”.

Ci guardano come se fossimo un po’ matti e forse, mossi da compassione, ci indicano una scorciatoia per arrivare più velocemente alla palestra, mentre dall’altra parte della strada due pellegrini si sbracciano per attirare la nostra attenzione, sono Bruno e Renzo che, riconosciuti dallo zaini, ci accolgono subito con cordialità, purtroppo però una volta giunti sul luogo dell’incontro, la palestra è chiusa, Franco deve ancora arrivare. Mentre loro gli vanno incontro, io e Alberto seduti sul muretto all’ombra di un grande albero, ci scambiavamo dubbi e perplessità, per noi è la prima esperienza in gruppo, e ci appare tutto molto distante dai pellegrinaggi fatti in passato. Alberto è preoccupato, pensa che sarà dura per lui, abituato a ritmi ben più sostenuti per via dell’allenamento podistico, camminare al passo con gli altri.

Nel frattempo ci raggiungono altri due pellegrini: Liliana e Arnaldo e mentre facciamo un po’ di conoscenza arriva anche un signore con le chiavi che ci apre la palestra, entriamo ed ognuno ha occupato la sua branda sistemando il sacco a pelo e lo zaino.

I pellegrini arrivano pochi alla volta, nel frattempo sono arrivati anche Franco e Mauro e dopo averli abbracciati ci sentiamo già meglio.

Arnaldo, gentilmente ci chiede se vogliamo visitare la cittadina che lui già conosce bene, si offre come cicerone e ci fa conduce per il centro medievale con la sua bella chiesa e alla possente torre campanaria visibile da ogni parte della pianura, il rintocco della sua antichissima campana “La Smarrita”, era un punto d’orientamento per i pellegrini che arrivavano dalle paludi circostanti soprattutto durante l’inverno, quando la nebbia faceva da padrona.

Ad ALTOPASCIO, nel XI° secolo, nasce l’ospitale dedicato a S. JACOPO, per accogliere e curare i pellegrini diretti a ROMA e a SANTIAGO.

Dopo l’arrivo di tutti i pellegrini ci riuniamo in un momento di preghiera nella chiesa di S.GIACOMO per affidare a DIO le nostre intenzioni e il nostro cammino.

Sotto i portici della piazza attorno a una lunga tavolata, gustiamo un’ottima cena innaffiata da un buon vino, che servito generosamente aiuta a scaldare cuori ed orecchie e dato che l’aria si fa un po’ troppo fresca, ne prendiamo volentieri un bicchiere in più.

Tra i pellegrini che già si conoscono, c’è allegria e piacere di ritrovarsi, io osservo cercando di comprendere le sensazioni che “provo a pelle”, mi sento accolta, e questo mi fa piacere.

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