Mercoledì 21 giugno
Ponte d’Arbia - Torrenieri - S.Quirico
d’Orcia |
km 22
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Bicchieri di cristallo per un vino da signori
Roberto Z. - Pellegrini e
vino
Non ho dormito molto bene, questa
notte, anche se vicino avevo i miei angeli custodi: Piero e Roberta. Forse è stato il continuo passare degli
autoveicoli che scorrevano sulla vicina strada (qualcuno diceva che era Renzo, che ha fatto per una vita l’autotrasportatore
che, sonnambulo, preso un camioncino, si dilettava a percorrere la strada avanti ed indietro), il loro rumore
e magari qualche “roncador”, mi hanno fatto fare il turno di guardia.
Colazione, allestita dai sempre
pronti e generosi confratelli, la preghiera di ringraziamento e per il cammino fin qui percorso e per le varie
intenzioni personali e poi in cammino, oggi si va a S.Quirico.
E mentre cammino e nello stesso
tempo ammiro l’ incantevole paesaggio, penso alle strade percorse, che sto percorrendo e a quelle che, a Dio piacendo,
potrò ancora percorrere. Strade: pianeggianti, in salita o in discesa, sterrate o asfaltate, strette o larghe,
sentieri o autostrade, strade dove sono passati i miei passi e dove ancora avranno da impattarsi. Passi, frettolosi
o indolenti, passi ora da pellegrino, ora da spostamenti per lavoro, oppure ancora più veloci da runners.
E mi domando se i nostri passi, sono come quelli dei nostri fratelli che percorrevano le strada, cento o più
anni fa, oppure sono diversi, per le motivazioni del camminare oppure del fare, e poi come si camminerà
in futuro. Alla fine di tanto filosofare, ritorno sui passi che in questo momento sto facendo sulla Via Francigena,
sui pellegrini che camminano al mio fianco, sui tanti, che nel tempo avranno percorso questa via e su quanti la
percorreranno.
Ecco che attraversato l’Ombrone entriamo in Buonconvento, lo passiamo e proseguiamo, camminando poi sul lato
sinistro della Cassia, (in testa con lo stendardo c’è il nostro grande Bruno) su cui, dopo alcuni km. arriviamo
a Torrenieri. Alla nostra sinistra, c’è una botte nel mezzo di un prato, che con una scritta, ci informa
che siamo nella terra del Brunello di Montalcino e, ancora un po’ di passi e c’è la Cantina “Abbadia Ardenga”
– Il poggio.
Un gentile signore, il gestore della cantina, ci accoglie con grande entusiasmo, e stappando una bottiglia dopo
l’altra, riesce ad abbeverarci tutti, con un ottimo vino, appunto il Montalcino. Una miriade di bicchieri sono
sopra il tavolino messoci a disposizione, tanto che gli ultimi arrivati, riutilizzano i bicchieri dei primi. Nonno
Franco, sedutosi vicino a Grazia, brinda con l’entusiamo fiorentino, anche Anna e Giuliano non disprezzano il buon
nettare di bacco, come pure il caro Ugo, che seduto su un gradino, si riposa e beve alla salute, mentre Renzo,
il Piemontese, (reduce dalle scorribande notturne sulle strade di Ponte d’Arbia) si riposa, seduto sul bordo di
una provvidenziale fioriera. Un timbro pure ci viene posto sulla credenziale, come ricordo di questo luogo quasi……..sacro.
Il gentile signore, ci invita all’interno, ci mostra le cantine, un tempo usate a mo’ di prigione, e vedendo che
sarebbe arduo(per come trasportarlo) il proporci di acquistare qualche cartone di buon Montalcino, si accontenta
di dare a ciascuno il suo bigliettino.
Si riparte, ancora qualche centinaio di passi ed eccoci a visitare la chiesa di S.Maria Maddalena. Ricompattato
il gruppo, si riprende la strada, (sempre sotto l’occhio vigile di Monica- quando non attacca pellegrinetti) che
ora, dopo la ferrovia, è in salita, ed anche oggi, ringraziando Iddio e l’intercessione di S.Pietro, siamo
arrivati, sani e salvi in quel di San Quirico d’Orcia.
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