Confraternita
di
San Jacopo di Compostella

Il nostro Diario

Pellegrinaggio 2006 - Ad Sedem Petri

 

La Confraternita

Lunedì 19 giugno

Monteriggioni - Uccellatoio - Castello della Chiocciola - Pian del Lago - Siena

km 14(+2)

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Cerbaia - cammino verso Siena



Diario

Giuseppe S. - Terra di Siena

(…) Assieme a noi oggi c’è Giovanni, un confratello di Siena esperto di queste parti. Passiamo zone deserte, senza nessuno in giro, su e giù di continuo. Nei boschi i segni del passaggio di cinghiali. E poi le solite ginestre fiorite e certi alberi di melograno talmente fioriti da valere una foto. Passiamo a fianco di una pista di cavalli in terra scura e di qualche casa isolata e arriviamo alla zona dei castelli. Appaiono all’improvviso appena usciti dal bosco. Il castello della Chiocciola è di forma curiosa, in fondo a un viale di cipressi. Poi altre torri sparse, seminate nella piana tra casali e prati coltivati. Dobbiamo girare attorno ad una grande spianata di erbe alte. Bruno prova a tagliare dentro diritto e sulla sua scia si avventura qualche altro coraggioso. Siamo arrivati al Pian del Lago e Giovanni ci dice che qui vengono quelli di Siena a correre e a fare il picnic. Arriviamo finalmente sulla strada asfaltata e Marcello piazza per terra il cappello e pretende il pedaggio di noi che passiamo. Schiva a stento una pedata scherzosa. Ormai siamo alla periferia di Siena. E’ mezzogiorno fa caldo e l’afa è appesantita dal fastidio del traffico e dell’asfalto che scotta. Non un filo di vento. Ritroviamo i camion, i distributori, i McDonald’s. Troviamo un parcheggio con uno straccio di prato e due piante striminzite. Ma anche all’ombra non si sta meglio. Si fa il pieno di gelati e di frutta dai negozietti vicini. Fermiamo al volo un tipo sui sessanta che sta passando a piedi spedito. E’ un pellegrino come noi; è partito da Fidenza e sta andando da solo a Roma. E’ sempre bello incontrare un pellegrino. Scatta subito una solidarietà instintiva e si vorrebbero scambiare molte impressioni. Lui però ha premura e riparte di corsa.

Entriamo finalmente a Siena dalla porta Camollia. E’ quella dalla parte di Firenze e ricorda una vittoria dei senesi sui fiorentini. Battutacce scontate dei nostri amici di Firenze tipo: “per una volta che han vinto loro!..” Fanno un bel gruppetto simpatico. L’unico poverino di Siena è Giovanni. Ci fermiamo appena dentro le mura alla chiesa di San Pietro alla Magione, fondata dai Templari. La magione era l’antico ospitale per i pellegrini. Ci facciamo strada rischiando di perderci nei vicoli stretti in mezzo ai turisti. Si riconoscono subito per l’abbigliamento informale e pieno di colori impossibili. Ci sono anche delle persone vestite di tutto punto in abito scuro con giacca e cravatta. Hanno tutti la stessa faccia da bancario: si vede che soffrono. I turisti sono esuberanti con quella loro aria di festa continua. Noi rappresentiamo uno spirito nomade che non si vuole fare rinchiudere. E loro, che al massimo veleggiano tra ufficio e trattoria ogni giorno, tutti i giorni, tutti gli anni, una vita, in una città che ha ben altre tentazioni? Ci vuole molto autocontrollo o, in alternativa, un buon stipendio. 

Attraversiamo Piazza del Campo invasa dalla gente. Ci fanno domande e rispondiamo con piacere. Le prime foto in attesa di tornarci dopo con più calma. Arriviamo dalle suore di San Vincenzo, dall’altra parte della città. E’ un edificio grande e silenzioso. Ci si potrebbe perdere dentro. Le suore sono cortesi e l’ospitalità è semplice ma funzionale. Ci fanno trovare anche le bottiglie di acqua fresca. (..)

Al convento, in un quadro appeso su una parete, trovo parole che già conosco ma che rileggo con attenzione: “sappiamo con precisione quanto peso può tirare un bue col suo carro; o quanto è il carico che può sopportare un cammello; quale è il punto di rottura di un motore. Ma non ci siamo mai domandati quanto ancora possono sopportare le spalle di un uomo.”

Non sono le parole esatte, ma è comunque quello che voleva dire don Primo Mazzolari. 

 

Roberto Z. - Raggiungendo gli altri

Ecco che finalmente parto, la “via francigena” mi attende, e per me inizia da Siena. Raggiungo i miei confratelli alle 21,15, a Siena , presso una pizzeria nel centro della città. Loro sono al dolce, io sull’ultimo autobus, preso per grazia di S.Pietro (stavo dicendo S.Giacomo – che comunque, anche se sono  sulla  V.F., cioè fuori dalla sua giurisdizione, certamente  mi avrà affrancato presso il suo confratello Pietro) mi sono fatto fuori un buon panino al prosciutto e verdure (preparatomi con cura da Anna, mia moglie).

Baci e abbracci e poi dall’incantevole centro storico di Siena,  subito a dormire presso le care suore di S.Vincenzo, dove i confratelli (da notare Franco – il capo), molto amorevolmente mi hanno approntato un letto.

Poi i giorni si sono susseguiti, nell’incantevole cammino della Via Francigena, sino a raggiungere nella notte tra il 28 ed il 29 c.m., Roma, la città Santa, la sede dell’apostolo Pietro, dove a riceverci, alle 9,00 del mattino è venuto  Papa Benedetto.

Le giornate trascorse, durante il cammino, sono state tutte meravigliose, con i loro piccoli-grandi problemi del quotidiano, ma con la grande gioia del stare insieme, e con la certezza di aver percorso una buona strada.

 

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