Confraternita
di
San Jacopo di Compostella

Il nostro Diario

Pellegrinaggio 2006 - Ad Sedem Petri

 

La Confraternita

Martedì 27 giugno

Sutri - Monterosi - Campagnano

km 21

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Fontana Latrona



Diario

Giuseppe S. - Responsabilità


Mi ritrovo già in piedi prima delle cinque. La solita scena, si alza il primo, suona una sveglietta, un altro magari accende la luce e non c’è più verso di dormire. Così alle sette siamo tutti giù a un bar sulla Cassia a far colazione.


E’ sereno, anche oggi farà caldo. Dopo i primi chilometri
di asfalto si continua sullo sterrato. Sono stradine belle, in mezzo a coltivazioni di noccioli. Facciamo un curioso incontro con uno struzzo spelacchiato dagli occhi spaventati tutto solo dentro un recinto troppo grande per lui. Ad un fontanile freschissimo riempiamo la borraccia. Continuiamo sul margine di un campo di golf. Arrivano i primo segni della città che si avvicina. Grandi sbancamenti di terra dietro una rete e cartelli dappertutto che fanno pubblicità ad una grande lottizzazione di ville a schiera. La gente che lavora a Roma vuole vivere comunque in campagna, ormai siamo a meno di cinquanta chilometri. Il primo paese che incontriamo è Monterosi. Nessun segno particolare, ormai è un paesetto di cintura urbana. Appena fuori dal paese dobbiamo affrontare la Cassia. Qui è un’altra ancora, una superstrada a due corsie per carreggiata con le macchine che sfrecciano via veloci. Per un primo tratto camminiamo contromano sulla complanare priva di traffico, ma poi diventa inevitabile imboccare le corsie di scorrimento veloce e percorrerle contromano per almeno un chilometro. Il rischio non è poi troppo rischio, c’è una banchina d’emergenza bella larga e noi possiamo camminare spediti. I camionisti  suonano per salutarci, qualche macchina rallenta. Vedere cinquanta persone, stendardo in testa, incrociarti a piedi su questa specie di autostrada può sicuramente produrre un attimo di sbalordimento. Certo c’è poca storia in una Francigena che ti porta a percorrere una superstrada contromano, e nemmeno c’è molto fascino. La rivitalizzazione della Via è ancora un cantiere aperto. Bisogna per forza trovare delle alternative a tratti come questo, cercarle vicino o crearle apposta. Mi dicono in Spagna hanno fatto così, un pezzo alla volta, un ostacolo in meno alla volta, un tratto nuovo alla volta. Così si è formato in un tempo abbastanza breve un percorso che adesso è indicato ad esempio in tutta Europa.


Ma per fare ciò occorre che l’interesse per la Via
Francigena si diffonda in maniera omogenea lungo tutto il percorso. Finora, camminando, abbiamo osservato una situazione troppo diseguale: l’interesse di alcune comunità, certi tratti ben segnalati, e poi subito dopo l’inerzia e l’abbandono.


Rimontiamo la Cassia verso Roma su è giù per gli svincoli d’uscita, finché finalmente ne veniamo fuori. Ancora un paio di chilometri
di asfalto prima di prendere a destra un viottolo in mezzo ai campi che prende a salire verso Campagnano.


E’ una stradina polverosa, afa e caldo si fanno sentire. Recitiamo il rosario, fermandoci alla fine
di ogni decina a sfruttare i pochi scampoli di ombra appiccicosa. Troviamo una fontana inaspettata in mezzo ai campi e ci fermiamo lì a concludere il rosario. Il caldo è forte, senza cappello si rischia una insolazione.

per ingrandire l'immagine clicca quiSiamo giusto fermi quando Vittorio, il francese si lascia andare svenuto per terra. Lo rinfreschiamo immediatamente e un po’ alla volta si riprende. Ormai Vittorio è uno di noi, sappiamo qualcosa di più della sua vita e ciò che ormai conosciamo racconta di forti dolori e di grandi prove. Si porta in giro uno zaino pesantissimo, grande e grosso, oggi sembra arrivato a toccare il limite. Per fortuna si riprende presto e nonostante il grande caldo vuole proseguire con noi fino al paese.

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Questa sera don Paolo dice la Messa nella chiesa principale.

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La chiesa ha un
grande soffitto a cassettoni, nel passato deve essere stato splendido. Tutta la chiesa tradisce un passato di splendori che contrasta violentemente con il tono dimesso e trasandato di adesso. Di una chiesa queste cose non si dovrebbero osservare, ma saltano all’occhio e lasciano una sensazione triste nel cuore. In effetti è tutta la città a suggerire questa impressione, le mura scrostate ma anche la gente con cui ci fermiamo a parlare. A fianco della chiesa c’è una fontana freschissima, alcuni bambini giocano nella piazzetta e qualche donna anziana li osserva seduta sulla sedia fuori dall’uscio di casa. Maria attacca discorso e gli dice della sua impressione sulla chiesa. Le sollecita a fare qualcosa per ridarle lo splendore di un tempo. Le donne ci rispondono che loro hanno già troppi problemi, che la loro pensione è misera e che alla chiesa ci deve pensare il Papa. Forse si ricordano di quando il  Papa era anche il re, da quelle parti. Intanto la polvere si accumula e i muri si scrostano.


In chiesa la Messa celebrata da don Paolo è accompagnata dai canti del gruppo dei ragazzi. Saranno giusto una ventina e
cantano canzoni nuove. C’è anche l’inno della Via Francigena. E’ bello, ha una melodia che si ricorda facilmente. Finita la Messa Maria chiede ai ragazzi di cantarla un’altra volta, per impararla meglio.


La predica di don Paolo è sulla “regola aurea”:
  chi fa bene, fa fare il bene. Non basta al cristiano non fare il male. Tocca una riflessione che anche a me capita di fare spesso. A un cristiano non basta dire: “Che cosa faccio di male? non uccido, non rubo… sono a posto”. Il cristianesimo non è non fare, al contrario è fare, costruire.


E’
una azione positiva, e quindi per forza consapevole e responsabile, azione che si vuole. E’ andare incontro, farsi più vicino, farsi prossimo, è accogliere. Altro che inerzia e immobilismo, qui ci vogliono volontà e coraggio e tanto spirito profetico.

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