Domenica 30 agosto - Quarta tappa
TORRE CANNE - TORRE SANTA
SABINA
Consueta sveglia all'alba, sempre in anticipo sugli orari stabiliti, cosa abbastanza faticosa
dopo una notte "funestata" dalla musica della discoteca e da quella dei magnifici russatori pellegrini.
Siamo riusciti a partire con il pullman, con una
manciata di minuti di anticipo per raggiungere Torre Canne, luogo lasciato il giorno precedente.
Il percorso è iniziato sulla strada complanare che affianca la superstrada statale molto trafficata. Dopo
pochi chilometri abbiamo deviato per una strada sterrata inoltrandoci nella campagna pugliese. Finalmente abbiamo
lasciato alle nostre spalle le immondizie diffuse e le sparse costruzioni dalla mediocre architettura della costa.
La campagna che si attraversa, prima percorrendo sterrati poi vie asfaltate tranquille è quanto di meglio
possa offrire il paesaggio pugliese nella parte pianeggiante. Per molti chilometri ci accompagnano superbi e giganteschi
ulivi centenari in una magnifica terra rossa, con un paesaggio reso ancora più affascinante dalla lieve
ondulazione del terreno e dalla scrupolosa cura dei campi (siamo sul tracciato della Via Traiana).
Dopo simili bellezze che ci hanno ristorato l'animo,
siamo tornati sulla complanare a fianco della superstrada. Solo per poco però, subito dopo abbiamo raggiunto
una graziosa pista ciclabile non lontana dalla costa, che ci ha permesso di arrivare al camping nel primo pomeriggio.
Meritato riposo per i più affaticati e passeggiate lungo il mare per gli altri.
A completamento di una splendida giornata di pellegrinaggio:
una suggestiva messa officiata sugli scogli da padre Emanuele, accompagnata dal musicale rumore del mare. Padre
Emanuele è un sacerdote francese in terra di Siena, che ci ha accompagnato nel cammino, con nostro grande
piacere. Ultima annotazione: ottima cena a base di pesce cucinato dal ristorante del camping (oltre lo spirito
bisogna coltivare anche il corpo…).
Si aggiunge una testimonianza di una nostra compagna
pellegrina particolarmente significativa.
Ieri sera, nel villaggio che ci ospitava,
passeggiavo dopo cena, quando un ragazzino dal viso acerbo e capelli lunghi legati dietro la nuca, occhi teneri
e tristi allo stesso tempo, mi chiese:
"Sei una pellegrina"?
Si - risposi.
Chiese ancora:
"Cosa vuol dire essere pellegrina"?
Vuol dire camminare e pregare.
Non finii di spiegare che mi interruppe come se avesse fretta e con quel viso ingenuo e gli occhi che mi fissavano,
disse veloce: "Puoi pregare per la mia mamma che si deve operare"? Certo - risposi - il mio cuore accelerò
i battiti. Come si chiama tua madre? "Si chiama Simona e se gli dici la messa, dilla anche per il mio papà;
si chiamava Mirko ed è morto l'anno scorso". Con voce tremante per l'emozione gli dissi: ti prometto
che pregherò tutte le sere e tutte le mattine per mamma e papà, assieme a tutti gli altri pellegrini.
Questo bimbo di appena 10 anni aveva affidata a me la sua paura perché pellegrina.
Paola Tosti .
Grazia Iadanza - Vimercate
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