Domenica 6 settembre - Undicesima
tappa
TRICASE - S.MARIA DI LEUCA
Il quaderno oggi è rimasto nelle mie mani. Ma le mie mani per ora sono piene della
cartine che ho preparato per affrontare la tappa di oggi. Altre strade secondarie, altri attraversamenti di campagna.
Altri paesini deliziosi da attraversare. Altri fichi d'india da mangiare con l'aiuto di Andrea e fichi e uva da
raccogliere in completa autonomia. La strada si dipana ancora.
Partiamo da Tricase con un ottimo passo. Qualcuno
avrà da eccepire sulla "ottimità". Forse in effetti io e Paolo, persi in mille discorsi
abbiamo accelerato un po' troppo. La fila dei pellegrini si sgrana, ma il percorso iniziale è tutto dritto.
Al primo bivio importante ci fermiamo, ci ricompattiamo
e cominciamo il rosario. È ora di pregare; non vogliamo che diventi troppo tardi. Nei giorni scorsi ci siamo
resi conto che pregare quando fa troppo caldo non permette di pregare bene, assillati dalla ricerca dell'ombra
ad ogni sosta per leggere il Mistero. Anche alle 8 di mattina cerchiamo già l'ombra - è già
un caldo potente - ma un paio di Misteri riusciamo ad affrontarli al sole.
Arrivati a Gagliano del Capo ci fermiamo per una
buona sosta. Entriamo nella piazza centrale e siamo accolti dalla statua di un santo pellegrino con scarsella e
bordone. Un attimo di emozione poi lo identifichiamo senza dubbio in S.Rocco. E anche la chiesa è a lui
dedicata. All'interno, in una cappella laterale, è presente una elegante statua del santo. Ne ho viste varie
nella mia vita e questa mi è sembrata una delle più belle. Ci accoglie poi un grande bar che, per
sua e nostra fortuna, ha una grossa sala interna con tanti tavoli. Con questo caldo la sosta di metà mattina
è diventata vitale.
Si riprende su una piccola via piena di bivi. Il
percorso è bellissimo, ma devo fare continuamente attenzione a seguire bene la cartina. Ci fermiamo dopo
un'ora di cammino sotto degli alberi. Un'altra sosta è necessaria. Ormai manca poco; ripartiamo. Un altro
paio di piccoli incroci in mezzo alla campagna poi, all'improvviso, tra gli alberi davanti a noi compare la cima
del faro di Finibus Terrae. Un grido di gioia si diffonde nel gruppo: siamo sul nostro Mons Gaudi. La meta è
laggiù, in vista. Ripiego l'ultima cartina e la metto in tasca. Ora non servirà più; ora è
tutto in discesa.
All'ingresso della strada del Santuario formiamo
una fila compatta con lo stendardo davanti e procediamo con passo tranquillo, quasi ad assaporare gli ultimi metri
che ci dividono dall'arrivo. Raggiunta la porta della chiesa ci soffermiamo sulla soglia, in silenzio. Dentro c'
èla Santa Messa. Non possiamo fare rumore. Ci affacciamo tutti verso l'interno, facciamo un segno della
croce e ritorniamo sul piazzale: entreremo tra qualche minuto, alla fine della funzione. E fuori sì che
facciamo rumore. Ci abbracciamo, ci ringraziamo a vicenda, qualcuno piange (forse tutti direi...). Solita confusione
per fare la foto di gruppo all'arrivo poi dentro all'ite missa est. Ci fermiamo sulle panche a pregare o forse,
in quel momento di emozione, solo a pensare che ci siamo, che siamo arrivati. A ciascuno il suo momento di raccoglimento.
La Madonna di Finibus Terrae è lì.
"E allargando lo sguardo all'orizzonte dove
cielo e mare si congiungono, vogliamo affidarti o Maria, i popoli che si affacciano sul Mediterraneo e quelli del
mondo intero, invocando per tutti sviluppo e pace." Benedetto XVI - Pellegrino Mariano a S. Maria di Leuca
ad Finibus Terrae - 14/6/2009
Usciti dalla chiesa allarghiamo anche noi lo sguardo
all'orizzonte. Dall'inizio aspettavamo di arrivare fin qui per vedere oltre. Credo che ciascuno dei nostri cuori
abbia imparato da questo cammino a vedere più in là. E intanto guardiamo anche oltre il mare, affacciati
sul balcone del Santuario, a cercare quel profilo promesso della Terra Santa. Io l'ho visto. Credo che tutti l'abbiano
visto.
Ed ora è tempo del riposo. Accolti nell'albergo
del Santuario troviamo il primo letto dopo 11 giorni di brandina. Quasi ci dispiace. Doccia, sonno; ciascuno è
libero di fare i suoi giri poi, alle 19,00, ci ritroviamo sul sagrato della chiesa, belli come pellegrini dentro
i nostri abiti di confraternita. Non tutti ce l'hanno, non tutti se lo sono portati per non fare un bagaglio grosso,
ma siamo abbastanza per dare tono alla festa. Entriamo in doppia fila e raggiungiamo i nostri posti.
Don Giuseppe Stendardo, rettore del Santuario,
durante la S. Messa ci rivolge vari saluti ed attenzioni. È molto attento e nei nostri cuori lo ringraziamo
per l'accoglienza calorosa. Alla fine faremo anche le foto di rito sull'altare, ma la foto più vera è
quella che rimarrà sempre con noi, dentro di noi. Mentre sto scrivendo queste ultime righe la vedo, la sento,
è impossibile da descrivere... .
Ultreya e Suseya, semper! Monica
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