Sabato 5 settembre - Decima tappa
Otranto - Tricase
Sveglia alle cinque, colazione robusta, sembra un mercato
orientale poi mi giro e sono già tutti pronti, partiti!
Sono ultimo come al solito, lascio le chiavi del mezzo a Ugo e mi affretto a raggiungere il gruppo. Arriviamo al
santuario di S. Maria dei martiri eretto nel XVII sec. sull'altura dove, nel 1480, furono "decollati"
gli Ottocento Martiri otrantini che non accettarono la fuga né la conversione all'Islam; ammirato dal loro
coraggio anche lo stesso carnefice turco si proclamò cristiano e fu a sua volta martirizzato.
Appena fuori Otranto è l'alba sull'altopiano
(la palla tonda del sole, ancora rossastra, veniva su dal mare); guidati da Monica e Paolo Caucci, imbocchiamo
una via alberata e arriviamo all'Abbazia di San Nicola di Casole, rudere dimenticato, recinto per le capre oggi.
Tra l'XI e il XIII secolo fu tra i monasteri più
importanti d'Europa, noto come la "Cluny italiana", costruito dai normanni alla fine del XI secolo fu
convento di monaci Basiliani italo-greci, luogo di condivisione e riunione tra rito latino e ortodosso, tra cultura
e arte greca e latina. Nella sua biblioteca, la più grande e fornita di testi del mondo dell'epoca, si trascrivevano
i testi greci in latino e viceversa, fu una porta fondamentale dello scambio culturale, centro propulsore di cultura
e di civiltà. I monaci di Casole realizzarono il mosaico pavimentale della stessa Cattedrale di Otranto.
Il Circolo Poetico di Casole anticipò e poi affiancò la famosa scuola siciliana di Federico II da
cui ha avuto inizio, nel '200, quel processo linguistico da cui sarebbe derivata la lingua italiana.
E noi eravamo lì così vicino alla Storia.
Procediamo veloci sulla terra rossa, mancano ancora
trentaquattro km, arriviamo a una masseria fortificata. L'impianto quadrilatero è molto antico, in pietra
leccese squadrata, color miele, insediamento esposto alla pirateria di ogni tempo trasformato e rinforzato nei
secoli intorno alla torre quadrata; l'accesso alla torre è sopraelevato con la scala in pietra sospesa ad
arco nel vuoto, dall'altana il contatto visivo con la torre circolare, laggiù a picco sul mare a poco più
di due km. Riprendo il cammino anch'io ma mi fermo subito dopo a parlare con un contadino che abita da sempre in
mezzo a questa piana in una casa in pietra tra gli ulivi: ci guardiamo bene, come fratelli.
Qui ogni istante vale il lungo viaggio che ho fatto per arrivare da Udine, a partire da ieri, dall'accoglienza
di tutti a Otranto, la visita insieme alla basilica normanna, la contemplazione nel mare di notte ad oriente verso
Gerusalemme, poi la notte sotto le stelle. Intanto ho raggiunto la compagnia su un sentiero straordinario tra ulivi
more e fichi d'india, muretti in pietra e trulli.
Arriviamo a Cerfignano. C'è ancora un' insegna
opaca del PSDI col sole nascente di almeno trent'anni, ci fermiamo in piazza Umberto I di fronte alla cattedrale
barocca. Una piazza quadrata con due ristori, su un lato della piazza sono parcheggiate con discrezione una cinquecento
e una 126. Vicino al bar, sono riunite, sulle sedie disposte in circolo, una decina di persone, qualcuno legge
il giornale gli altri commentano, il più loquace e simpatico, "il professore" ci chiede informazioni,
da dove veniamo, dove siamo diretti, perché,... poi osserva che sono un po' sovrappeso per essere un pellegrino,
colpito e affondato. È la piazza per definizione, una grande scena, luogo di incontro, senza fontane per
forza. Proseguiamo lungo la via e diciamo insieme il SS. Rosario.
Imbocchiamo il sentiero giusto per i fichi d'india
secondo Andrea, calabrese doc, che me ne prepara con una certa abilità due bianchi e due rossi. Arriviamo
verso le 13 al santuario di Santa Maria di Costantinopoli, in stile barocco. Dalla caduta di Bisanzio alla fine
del XV sono sorte numerose chiese in occidente per venerare Santa Maria di Costantinopoli e specialmente nel sud
Italia. Ci fermiamo da un'inglese che ci offre la gomma dell'acqua per un rinfresco molto gradito. È qui
il luogo d'incontro per il pranzo, e sono contento di trovare anche Ugo.
Si riparte dopo un breve riposo. Ricordo un'abside
affrescata con scene della passione e crocifissione. Chiediamo con Roberta informazioni a un vigile su un palazzo,
sembra antico e invece è degli anni '60, come a Cerfignano. Osservo che in questi paesi anche le nuove costruzioni
sono coerenti con quelle antiche, pochi i fuoristrada e i segni dell'iperconsumo.
Qui siamo dentro, nella storia.
La strada è ancora lunga attraverso stradine,
muretti e uliveti, la temperatura è verso i 38 gradi; una breve sosta sotto gli ulivi distesi sulla terra
rossa prima dell'ultimo tratto verso Tricase dove tra una conversazione e l'altra arriviamo verso le 17. L'assalto
al primo bar e poi alla chiesa di Sant'Antonio dove ci sistemiamo nei locali ipogei, un tubo di gomma sospesa è
la doccia migliore anche se la tentazione di cercare il mare è sempre grande. A cena aglio olio per tutti
e grande serenità e soddisfazione.
Quasi quaranta chilometri sulla terra rossa del
Salento sulla linea di contatto e scambio tra occidente e oriente sulle orme dei pellegrini in cammino verso de
Finbus Terrae in direzione della Gerusalemme Celeste. .
Marino Del Piccolo
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