Lunedì 31 agosto - Quinta tappa
(Camping Lamaforca) Torre S. Sabina - Brindisi
Dopo due pernottamenti in questo campeggio, iniziamo la giornata con la sveglia alle 5,15.
"Emergiamo" tutti dallo stanzone sotto il ristorante dove per due notti abbiamo dormito. Accatastati
a livello terra i nostri bagagli e le brandine, facciamo colazione nello spazio coperto che ci era stato assegnato
e nel quale avevamo stabilito la cucina e la sala da pranzo. Monica dà le ultime disposizioni e padre Emanuele
inizia la preghiera del giorno e ci impartisce la benedizione.
Partiti i pellegrini (è sempre un momento
un po' triste per me perché vorrei essere con loro a condividere la fatica, godere della splendida natura
della Puglia, con le sue masserie che sanno di storia e di sudore, di umanità), rimango assieme a Ugo che
ha problemi ai piedi e quindi oggi non cammina. Riuniamo tutta l'attrezzatura della cucina e i generi alimentari,
pronti per essere caricati sul furgone. Ugo dice: "Ogni volta è come cambiare casa", e come dargli
torto, anche perché ci muoviamo in 38 persone.
Renzo è già partito per la stazione
di Fasano a prendere Paolo Padoan. Aspettiamo quindi il ritorno del furgone per caricare tutto l'ambaradam. Telefona
Renzo (che ha già provveduto a portare Paolo all'incontro con i camminanti), dicendo che c'è ancora
il problema di Lina, che dopo circa un'ora e mezza non se la sente più di camminare. Accordatosi con lei
che sarebbe andato a prenderla più tardi, arriva verso le nove in campeggio, non prima di aver nel frattempo
comperato il pane per la giornata. Carichiamo il tutto e in breve tempo siamo a Brindisi. Telefoniamo a don Dino
per assicurarlo che stiamo arrivando (eravamo in ritardo sull'appuntamento previsto) e comunichiamo a Monica che
la chiesa di S. Maria del Casale è aperta, visto che aveva intenzione di passare di là.
Arrivati in piazza Duomo ci accoglie la signora
Pina, la quale ci apre i locali messi a nostra disposizione presso il Duomo di Brindisi. Il posto è bello
e storico ma è molto maltenuto: i colombi la fanno da padroni. Ugo ed io ci mettiamo di gran lena a pulire
il posto che fa letteralmente schifo. Riempiamo un bidone di escrementi e piume di colombi e laviamo ben bene un
gabinetto sporco e maleodorante. Recuperiamo l'uso di una lunga canna di gomma che servirà a rifornire d'acqua
la cucina, da sciacquone del gabinetto rotto e da provvidenziale doccia all'aperto per gli uomini.
Il fatto di aver avuto la possibilità di
stare parecchio tempo con Ugo mi ha dato modo di conoscere questo infaticabile camminatore di 80 anni: persona
splendida ed amabile con il quale ci siamo scambiati storie e sentimenti.
Alle sedici (dopo 10 ore di cammino), sono arrivati
i pellegrini ed è cominciato il consueto e comprensibile "assalto" alle bibite e alle docce (per
le donne), non prima di essersi ciascuno montato la propria brandina e creato il proprio angolo di privacy. Gli
addetti alla cucina (Alberto e Maria ed altri), si mettono subito in cucina. Devo dire che queste persone sono
encomiabili - Grazie!!!
Prima di cena faccio a tempo a visitare un po'
la città: il porto con il monumento al marinaio e gli splendidi panfili ormeggiati ma, soprattutto, le colonne
traiane che concludono la via Appia Antica. Questo porto è da sempre stato punto d'imbarco dei pellegrini
per la Terra Santa; per noi, invece, si tratta di andare ancora verso sud, verso Finibus Terrae.
In Duomo assistiamo alla messa concelebrata anche
da padre Emanuele e subito dopo ceniamo con tanta allegria, nonostante la fatica e gli acciacchi di molti.
La notte - molto calda - la passiamo con un concerto
di russatori; poco male io uso i tappi per le orecchie. Le donne dormono in un salone sotto la protezione di santi
e papi, mentre Emanuele dorme nel cortile sotto l'ingresso dell'Agesci.
Cosa dire ancora: è stata una splendida
giornata di fatiche, di sudore e di tanta amicizia ed allegria. Una nota particolare meritano le persone con le
quali sono a più stretto contatto. Renzo, persona generosa e loquacissima - dialoga anche con il navigatore
e ci litiga pure - è una persona che se non ci fosse bisognerebbe inventarla; padre Emanuele persona profonda
e spirituale, amante della natura e delle cose di Dio; la signora Pina che al telefono ci ha chiesto di pregare
per lei, come pure suor Angel della S. Vincenzo - alla quale abbiamo consegnato l'offerta per don Adriano -, che
ci ha benedetti e richiesti di una nostra preghiera per lei e le consorelle, assicurando che loro avrebbero fatto
altrettanto nei nostri confronti. Queste sono le mie impressioni ed esperienze, di pellegrino a "latere",
ma molte rimangono nel mio cuore come fatti intimi e personali che trovo difficile esprimere.
Luigi Pozzato
Ci alziamo che sono appena passate le 5. Fuori è ancora buio pesto. Nottata agitata: prima la festa del
campeggio qui sopra, con gli animatori disperati a far ballare a tutti i costi i bimbetti come tanti burattini;
poi il concerto dentro lo stanzone.
La giornata si apre con la preghiera animata da
padre Emanuele. Siamo sulla spiaggia dove abbiamo celebrato la messa. Il mare è ancora lì che canta
il suo eterno inno al sogno del mondo. Un canto fedele di riconoscenza e lode, che non è mai venuto a meno
dalla creazione e non cesserà fino alla fine del tempo.
Abbiamo la sorte di cogliere il sorgere del sole.
Pochi secondi per vederlo affacciarsi sul pelo del mare e farsi strada tra le nuvole basse dell'orizzonte. Il cielo
si schiarisce in fretta. Un vento forte fa correre le nuvole veloci. Penso alla messa di ieri sera, alle parole
di Emanuele e ancor di più all'atmosfera irripetibile che si era creata. Un sacramento condotto alla sua
essenza, espresso dai segni del nostro quotidiano, il peso dei simboli ridotto alla trasparenza.
Sono 10 Km tutti lungo il mare. Lasciamo le nostre
impronte sulla sabbia appena tirata a liscio degli stabilimenti balneari, saliamo e scendiamo per dune. C'è
tutto il tempo di perdersi e poi ritrovarci. Attraversiamo pochi grumi di casette anonime, intravediamo la torre
di guardia di S. Sabina. Dopo 10 Km sbuchiamo in un vasto piazzale polveroso.
C'è in giro tanta gente in divisa militare.
Siamo finiti davanti i bagni dell'aeronautica militare. Ci invitano ad entrare. Dentro c'è il bar provvidenziale,
attorno i familiari dei militari in vacanza. Ci domandano tutti chi siamo e perché siamo lí. Due
bambini sono di S. Maria di Leuca. Ci promettono di venirci ad aspettare quando arriveremo là. Il percorso
si allontana dal mare per superare l'oasi naturale di Torre Guaceto. Adesso per qualche chilometro camminiamo a
lato della superstrada, sulla complanare sterrata. Il traffico ci sfreccia di fianco a destra. Sull'altro lato
il canneto sterminato, i filari di eucalipti e le siepi colorate di oleandro.
Cammino un po' affaticante che cessa quando la
stradina sbocca sulla litoranea. In un campo stanno raccogliendo i pomodori. In questi giorni ne abbiamo viste
tante di coltivazioni. Molti frutti restano sul campo. È facile per noi chinarsi a raccoglierli e mangiarli
mentre si cammina. Caldi e saporiti e soprattutto gratuiti, dono della natura. I segnali stradali indicano 11 Km
e immaginiamo sia la distanza da Brindisi. Camminiamo spediti fino al cartello dei 7 Km, e lì incontriamo
il furgone con Renzo. Scendiamo al mare per la sosta del pranzo lungo una spiaggetta stretta e sassosa; c'è
modo di mangiare con i piedi in ammollo.
Sulla spiaggia ci sono alcuni bagnanti. Le solite
domande e la solita cortesia della gente di qui. In pochi minuti sbuca fuori un bricco di caffè i biscotti
e l'acqua fresca. Ci voglio offrire anche il gelato: di gesti così ne siamo testimoni ogni giorno; ci danno
fiducia e speranza. È bello aiutare le persone fare del bene. Sembra solo che aspettino l'occasione. È
un pellegrinaggio aperto all'incontro con le persone, che lo sollecita con il saluto, è una possibilità
eccezionale.
Riprendiamo il cammino promettendo a chi ci ha
accolto il nostro ricordo riconoscente.
I primi passi sono sempre affaticati. Lasciamo
la litoranea e i suoi lusinganti 7 Km solo a Brindisi. Ci infiliamo in stradine silenziose tra i campi. In certi
punti la traccia si intravede a fatica in mezzo a vigneti interminabili sui due lati del cammino, estesi a perdita
d'occhio. Camminiamo così per parecchio tempo, e intanto recitiamo il Rosario. Finalmente cominciano ad
affacciarsi i primi segni della civiltà: qualche cumulo di rifiuti, le prime casette isolate e la stradina
che torna asfaltata. Sopra le nostre teste gli aerei che decollano o atterrano ci indicano la localizzazione dell'aeroporto
di Brindisi.
Ci arriviamo accolti dal traffico cittadino. Per
fortuna Brindisi ci sa accogliere anche con un bel gioiello: la chiesa di S. Maria del Casale. Un gioiellino fuori,
pur assediata indegnamente da strade e aeroporto; ancora più sorprendente dentro, con i suoi affreschi ben
leggibili e un'atmosfera di raccolto silenzio in una luce soffusa . Quaranta pellegrini, presi in un "riposo
raccolto", sparpagliati sulle panche, tra gli zaini e i bordoni. Ancora pellegrini in questa chiesa, che in
tanti secoli deve averne visti tantissimi, arrivati sin qui per imbarcarsi per Gerusalemme. L'ultimo sforzo ci
porta a Brindisi, attraverso una periferia di casette anonime.
Sappiamo che oggi finiremo alla grande: un ragazzo
di qua ci ha suggerito di prendere la motobarca, giù al porto senza dover girargli intorno. Per 1 euro a
testa il barcone stracarico di pellegrini ci scarica ai piedi delle stradina che porta alla cattedrale. Il furgone
parcheggiato nella piazza ci indica che siamo arrivati. La sistemazione avviene in fretta e solo dopo ci si sente
finalmente rilassati. Un canna dell'acqua rimedia alla scarsità di docce.
Alle 19, alla messa in Duomo, incontriamo i fedeli
di Brindisi. Per loro è giorno importante: stanno preparando la festa dei loro patroni, S. Lorenzo da Brindisi
e S. Teodoro d'Amasea. Durante la messa il prete parla anche di noi, così all'uscita dalla chiesa è
tutto un far domande e dar risposte. La cena autogestita come sempre è il bel momento della condivisione
e dell'amicizia. Prima di cena è partito Nicola, il professore di Ferrara. Questa mattina è arrivato
Paolo che molti conoscevano. Luci spente alle 22,00. .
Giuseppe e Maria
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