Il nostro Diario

Pellegrinaggio 2009

 

La Confraternita
 

Lunedì 31 agosto - Quinta tappa

(Camping Lamaforca) Torre S. Sabina - Brindisi

Dopo due pernottamenti in questo campeggio, iniziamo la giornata con la sveglia alle 5,15. "Emergiamo" tutti dallo stanzone sotto il ristorante dove per due notti abbiamo dormito. Accatastati a livello terra i nostri bagagli e le brandine, facciamo colazione nello spazio coperto che ci era stato assegnato e nel quale avevamo stabilito la cucina e la sala da pranzo. Monica dà le ultime disposizioni e padre Emanuele inizia la preghiera del giorno e ci impartisce la benedizione.

Partiti i pellegrini (è sempre un momento un po' triste per me perché vorrei essere con loro a condividere la fatica, godere della splendida natura della Puglia, con le sue masserie che sanno di storia e di sudore, di umanità), rimango assieme a Ugo che ha problemi ai piedi e quindi oggi non cammina. Riuniamo tutta l'attrezzatura della cucina e i generi alimentari, pronti per essere caricati sul furgone. Ugo dice: "Ogni volta è come cambiare casa", e come dargli torto, anche perché ci muoviamo in 38 persone.

Renzo è già partito per la stazione di Fasano a prendere Paolo Padoan. Aspettiamo quindi il ritorno del furgone per caricare tutto l'ambaradam. Telefona Renzo (che ha già provveduto a portare Paolo all'incontro con i camminanti), dicendo che c'è ancora il problema di Lina, che dopo circa un'ora e mezza non se la sente più di camminare. Accordatosi con lei che sarebbe andato a prenderla più tardi, arriva verso le nove in campeggio, non prima di aver nel frattempo comperato il pane per la giornata. Carichiamo il tutto e in breve tempo siamo a Brindisi. Telefoniamo a don Dino per assicurarlo che stiamo arrivando (eravamo in ritardo sull'appuntamento previsto) e comunichiamo a Monica che la chiesa di S. Maria del Casale è aperta, visto che aveva intenzione di passare di là.

Arrivati in piazza Duomo ci accoglie la signora Pina, la quale ci apre i locali messi a nostra disposizione presso il Duomo di Brindisi. Il posto è bello e storico ma è molto maltenuto: i colombi la fanno da padroni. Ugo ed io ci mettiamo di gran lena a pulire il posto che fa letteralmente schifo. Riempiamo un bidone di escrementi e piume di colombi e laviamo ben bene un gabinetto sporco e maleodorante. Recuperiamo l'uso di una lunga canna di gomma che servirà a rifornire d'acqua la cucina, da sciacquone del gabinetto rotto e da provvidenziale doccia all'aperto per gli uomini.

Il fatto di aver avuto la possibilità di stare parecchio tempo con Ugo mi ha dato modo di conoscere questo infaticabile camminatore di 80 anni: persona splendida ed amabile con il quale ci siamo scambiati storie e sentimenti.

Alle sedici (dopo 10 ore di cammino), sono arrivati i pellegrini ed è cominciato il consueto e comprensibile "assalto" alle bibite e alle docce (per le donne), non prima di essersi ciascuno montato la propria brandina e creato il proprio angolo di privacy. Gli addetti alla cucina (Alberto e Maria ed altri), si mettono subito in cucina. Devo dire che queste persone sono encomiabili - Grazie!!!

Prima di cena faccio a tempo a visitare un po' la città: il porto con il monumento al marinaio e gli splendidi panfili ormeggiati ma, soprattutto, le colonne traiane che concludono la via Appia Antica. Questo porto è da sempre stato punto d'imbarco dei pellegrini per la Terra Santa; per noi, invece, si tratta di andare ancora verso sud, verso Finibus Terrae.

In Duomo assistiamo alla messa concelebrata anche da padre Emanuele e subito dopo ceniamo con tanta allegria, nonostante la fatica e gli acciacchi di molti.

La notte - molto calda - la passiamo con un concerto di russatori; poco male io uso i tappi per le orecchie. Le donne dormono in un salone sotto la protezione di santi e papi, mentre Emanuele dorme nel cortile sotto l'ingresso dell'Agesci.

Cosa dire ancora: è stata una splendida giornata di fatiche, di sudore e di tanta amicizia ed allegria. Una nota particolare meritano le persone con le quali sono a più stretto contatto. Renzo, persona generosa e loquacissima - dialoga anche con il navigatore e ci litiga pure - è una persona che se non ci fosse bisognerebbe inventarla; padre Emanuele persona profonda e spirituale, amante della natura e delle cose di Dio; la signora Pina che al telefono ci ha chiesto di pregare per lei, come pure suor Angel della S. Vincenzo - alla quale abbiamo consegnato l'offerta per don Adriano -, che ci ha benedetti e richiesti di una nostra preghiera per lei e le consorelle, assicurando che loro avrebbero fatto altrettanto nei nostri confronti. Queste sono le mie impressioni ed esperienze, di pellegrino a "latere", ma molte rimangono nel mio cuore come fatti intimi e personali che trovo difficile esprimere.

Luigi Pozzato


Ci alziamo che sono appena passate le 5. Fuori è ancora buio pesto. Nottata agitata: prima la festa del campeggio qui sopra, con gli animatori disperati a far ballare a tutti i costi i bimbetti come tanti burattini; poi il concerto dentro lo stanzone.

La giornata si apre con la preghiera animata da padre Emanuele. Siamo sulla spiaggia dove abbiamo celebrato la messa. Il mare è ancora lì che canta il suo eterno inno al sogno del mondo. Un canto fedele di riconoscenza e lode, che non è mai venuto a meno dalla creazione e non cesserà fino alla fine del tempo.

Abbiamo la sorte di cogliere il sorgere del sole. Pochi secondi per vederlo affacciarsi sul pelo del mare e farsi strada tra le nuvole basse dell'orizzonte. Il cielo si schiarisce in fretta. Un vento forte fa correre le nuvole veloci. Penso alla messa di ieri sera, alle parole di Emanuele e ancor di più all'atmosfera irripetibile che si era creata. Un sacramento condotto alla sua essenza, espresso dai segni del nostro quotidiano, il peso dei simboli ridotto alla trasparenza.

Sono 10 Km tutti lungo il mare. Lasciamo le nostre impronte sulla sabbia appena tirata a liscio degli stabilimenti balneari, saliamo e scendiamo per dune. C'è tutto il tempo di perdersi e poi ritrovarci. Attraversiamo pochi grumi di casette anonime, intravediamo la torre di guardia di S. Sabina. Dopo 10 Km sbuchiamo in un vasto piazzale polveroso.

C'è in giro tanta gente in divisa militare. Siamo finiti davanti i bagni dell'aeronautica militare. Ci invitano ad entrare. Dentro c'è il bar provvidenziale, attorno i familiari dei militari in vacanza. Ci domandano tutti chi siamo e perché siamo lí. Due bambini sono di S. Maria di Leuca. Ci promettono di venirci ad aspettare quando arriveremo là. Il percorso si allontana dal mare per superare l'oasi naturale di Torre Guaceto. Adesso per qualche chilometro camminiamo a lato della superstrada, sulla complanare sterrata. Il traffico ci sfreccia di fianco a destra. Sull'altro lato il canneto sterminato, i filari di eucalipti e le siepi colorate di oleandro.

Cammino un po' affaticante che cessa quando la stradina sbocca sulla litoranea. In un campo stanno raccogliendo i pomodori. In questi giorni ne abbiamo viste tante di coltivazioni. Molti frutti restano sul campo. È facile per noi chinarsi a raccoglierli e mangiarli mentre si cammina. Caldi e saporiti e soprattutto gratuiti, dono della natura. I segnali stradali indicano 11 Km e immaginiamo sia la distanza da Brindisi. Camminiamo spediti fino al cartello dei 7 Km, e lì incontriamo il furgone con Renzo. Scendiamo al mare per la sosta del pranzo lungo una spiaggetta stretta e sassosa; c'è modo di mangiare con i piedi in ammollo.

Sulla spiaggia ci sono alcuni bagnanti. Le solite domande e la solita cortesia della gente di qui. In pochi minuti sbuca fuori un bricco di caffè i biscotti e l'acqua fresca. Ci voglio offrire anche il gelato: di gesti così ne siamo testimoni ogni giorno; ci danno fiducia e speranza. È bello aiutare le persone fare del bene. Sembra solo che aspettino l'occasione. È un pellegrinaggio aperto all'incontro con le persone, che lo sollecita con il saluto, è una possibilità eccezionale.

Riprendiamo il cammino promettendo a chi ci ha accolto il nostro ricordo riconoscente.

I primi passi sono sempre affaticati. Lasciamo la litoranea e i suoi lusinganti 7 Km solo a Brindisi. Ci infiliamo in stradine silenziose tra i campi. In certi punti la traccia si intravede a fatica in mezzo a vigneti interminabili sui due lati del cammino, estesi a perdita d'occhio. Camminiamo così per parecchio tempo, e intanto recitiamo il Rosario. Finalmente cominciano ad affacciarsi i primi segni della civiltà: qualche cumulo di rifiuti, le prime casette isolate e la stradina che torna asfaltata. Sopra le nostre teste gli aerei che decollano o atterrano ci indicano la localizzazione dell'aeroporto di Brindisi.

Ci arriviamo accolti dal traffico cittadino. Per fortuna Brindisi ci sa accogliere anche con un bel gioiello: la chiesa di S. Maria del Casale. Un gioiellino fuori, pur assediata indegnamente da strade e aeroporto; ancora più sorprendente dentro, con i suoi affreschi ben leggibili e un'atmosfera di raccolto silenzio in una luce soffusa . Quaranta pellegrini, presi in un "riposo raccolto", sparpagliati sulle panche, tra gli zaini e i bordoni. Ancora pellegrini in questa chiesa, che in tanti secoli deve averne visti tantissimi, arrivati sin qui per imbarcarsi per Gerusalemme. L'ultimo sforzo ci porta a Brindisi, attraverso una periferia di casette anonime.

Sappiamo che oggi finiremo alla grande: un ragazzo di qua ci ha suggerito di prendere la motobarca, giù al porto senza dover girargli intorno. Per 1 euro a testa il barcone stracarico di pellegrini ci scarica ai piedi delle stradina che porta alla cattedrale. Il furgone parcheggiato nella piazza ci indica che siamo arrivati. La sistemazione avviene in fretta e solo dopo ci si sente finalmente rilassati. Un canna dell'acqua rimedia alla scarsità di docce.

Alle 19, alla messa in Duomo, incontriamo i fedeli di Brindisi. Per loro è giorno importante: stanno preparando la festa dei loro patroni, S. Lorenzo da Brindisi e S. Teodoro d'Amasea. Durante la messa il prete parla anche di noi, così all'uscita dalla chiesa è tutto un far domande e dar risposte. La cena autogestita come sempre è il bel momento della condivisione e dell'amicizia. Prima di cena è partito Nicola, il professore di Ferrara. Questa mattina è arrivato Paolo che molti conoscevano. Luci spente alle 22,00. .


Giuseppe e Maria

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