Davide Gandini: vi sono soste da compiere per venerare coloro che ci hanno preceduto nel tempo, i santi,
gli amici di Cristo! Con gioia e commozione, quindi, percorrendo l'ultimo tratto di cammino tra Vercelli e Torino,
siamo entrati a Cavagnolo, fortunata patria di uno dei nostri patroni più amati: il Venerabile Casimiro
Barello (Cavagnolo, 1857- Alcoy, 1884 ). Siamo stati accolti all'ingresso in Cavagnolo dal sindaco e dai sigg.ri
Aldo e Maria Ferrero, da anni impegnati in un gruppo di preghiera e di testimonianza cristiana e devoti del Venerabile
cavagnolese. Siamo stati da loro guidati nella visita alla vecchia chiesa parrocchiale, dove Casimiro pregava da
ragazzo, e alla casa natale di Casimiro, in frazione Ostino. Grati di cuore al sindaco di Cavagnolo e ad Aldo e
Maria, per aver potuto pregare Casimiro nei suoi luoghi, siamo ripartiti verso Torino.
Continuando il percorso su strada asfaltata e sostenendo il fastidio di un po' di traffico, arriviamo nei pressi
di Gassino dove possiamo sostare presso una struttura scout e servirci delle docce del vicino campo sportivo. Il
luogo per accoglierci è disponibile solo alle 19 presso una parrocchia vicina. Arrivano i volontari scout
del Gruppo CNGEI di Gassino e ci accompagnano in un edificio della parrocchia di Castiglione.
Sono due grandi locali, uno per distenderci con i nostri tappetini e sacchi a pelo, l'altro per la grande tavolata
e ancora i volontari ci preparano la cena.
Sono tornati per concludere insieme il pellegrinaggio Liliana, Teresina, Grazia e Giuseppe; e anche, come ci fu
promesso a Camaiore, la bella Serena ad
vocata come presenza di forze giovani e nuove. Cantiamo la preghiera
che abbiamo imparato ieri. Arrivano grandi vassoi di bignoline offerte da Marcello. Questi sono i numeri di
Marcello: - Uno Un salvataggio ! - Due le mie cadute ! - Tre le cene ufficiali ! -
Quattro i guadi ! Cinque i miei innamoramenti sul cammino ! - Dieci le notti che non ho dormito per il motivo su
descritto ! - Quindici le scaramucce con il povero Aldo ! - Venti le giornate fantastiche del pellegrinaggio !
- Cinquanta i nuovi amici che ho conosciuto e che qualche volta ho fatto arrabbiare ! - Mille i saluti affettuosi
a tutti compreso la NUMERO UNO.
Bruno continua a versarci il suo barbera.
Roberto: Bruno passa a riempirci i bicchieri. Lucia accenna un motivetto sul vino
che piace subito a Chiara, soprattutto per il ritornello "l'acqua è fatta per i perversi, e il diluvio
lo dimostrò" che sembra una frase biblica. Scriviamo le parole e proviamo a modificare una strofa per
fare una canzone di ringraziamento a Bruno. Difficile trovare la rima a Bosia . Laura si unisce e cantiamo a squarciagola
cercando di attirare la partecipazione di altri.
Cerchiamo anche di coinvolgere Davide ma lui sente la mancanza della sua chitarra.
Peccato! Bruno lo ringraziamo qui.
Il piccolo coro fa una fugace apparizione, nella sala c'è grande vivacità e neppure il gioco che
propone Mario ha grande risultato.
Per fortuna qualcuno suggerisce di andare a dormire, ne abbiamo bisogno perché la giornata è stata
impegnativa.
Chiara: Tra i tanti ricordi del pellegrinaggio a Torino ne scelgo due particolarmente
nitidi perchè cromatici. Il primo è rosso: il ricordo dei confortanti bicchieri di vino durante le
nostre cene. Vi ricordate come era rosso? E come era buono e come eravamo grati e stupiti alla sera mentre chiacchieravamo
bevendo con calma. Quel vino, ottimo, che aveva anche un nome (era Barbera), mi pare riassuma bene tutto quello
che di gratuito e inaspettato ci è arrivato durante un pellegrinaggio. Anche se ci si aspetta un vino non
lo si spera così buono, anche se ci si aspetta un paesaggio interessante non si è poi pronti ai colori
o ai profumi che si incontrano e lo stesso vale per i compagni di viaggio. Per non parlare poi delle ragioni per
cui io credevo di essere partita e che, sera dopo sera, complice i km, il vino e la Grazia di Dio sono diventate
sempre più chiare e diverse dalle attese.
L'altro colore è il bianco: come lo scalino nella chiesa di Cavagnolo, lo stesso su cui si inginocchiava
il venerabile Casimiro quando non era in giro a pellegrinare. Non ditelo in giro ma io ed altri su quel gradino
ci siamo inginocchiati (un po' di nascosto, un po' timidamente) per provare a cambiare prospettiva, per provare
a vedere se qualcosa cambiava subito, e poi per toccare davvero (i pellegrini sono gente concreta) il posto dove
anche un venerabile della Chiesa si era inginocchiato. E'sempre la stessa storia: cammini dove altri pellegrini
hanno camminato, ti inginocchi dove altri prima di te si sono inginocchiati, vedi le chiese che hanno visto e ti
ricordi che non sei proprio l'inizio e la fine del mondo, sei come sulle tracce di altri e questo significa che
tutto sommato non sei solo, grazie a Dio.
Adesso nelle brume di novembre, tra le ansie della vita quotidiana e la noia del già visto, il rosso del
vino e il bianco dello scalino tornano ogni tanto alla mente giusto per ricordare che il quotidiano, il presente
sono un bene ma non è poi così strano che ci aspetti ancora altro, inaspettato, nuovo, gratuito,
concreto e che quindi vale anche in autunno l'antico motto: ultreia. |
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